Non si placano le polemiche sul libro “Il mondo al contrario” del generale Vannacci. Un libro provocatorio, apertamente contrario all’ideologia woke, che scatena il dibattito tra libertà di opinione e tutela delle istituzioni

A scriverlo non una persona qualunque, ma il Generale Roberto Vannacci, una carriera militare di tutto rispetto, che lo ha portato prima ai vertici della Brigata Folgore e del Reggimento d’assalto “Col Moschin”, poi alla guida dell’Istituto Geografico Militare di Firenze. Tante le missioni all’estero, ma anche tre lauree e una formazione accademica importante. Il saggio, auto prodotto e ora in cima alle classifiche di vendita, tratta dei temi sociali più divisivi, da un punto di vista diametralmente opposto rispetto a quello del mainstream. Pubblicato solo pochi giorni fa, il 10 agosto, il testo ha scatenato e continua a scatenare polemiche politiche, anche all’interno della stessa maggioranza. Il ministro della difesa, Guido Crosetto, è intervenuto ufficialmente, affermando che quelle scritte nel libro sono «opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione» e caldeggiando un’azione disciplinare che ha portato alla rimozione del Generale dal vertice dell’Istituto geografico militare, poi chiarendo che avrebbe fatto lo stesso anche se le opinioni espresse nel libro fossero state di segno opposto. Ben diverse le reazioni di molti altri esponenti delle forze di governo, a partire dal Vice Premier Salvini che ha affermato che Vannacci «deve essere giudicato per quello che fa in servizio» e non per le proprie idee. Dello stesso avviso tanti altri, da Sgarbi a Donzelli, a Montaruli. Pioggia di critiche sul Generale, naturalmente, dalle opposizioni di sinistra. Una vicenda scottante e ancora in divenire perché centrata sul diritto ad esprimere le proprie opinioni, anche quando diverse da quelle generali, non tanto fra la popolazione, quanto a livello di classe dominante, e sul rapporto fra libertà di pensiero e cariche istituzionali o, come in questo caso, militari.