di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Un susseguirsi di notizie agghiaccianti di delitti contro le donne sta caratterizzando questa estate del 2023, con i veri e propri femminicidi che costituiscono solo la punta di un iceberg fatto di maltrattamenti e violenze. Solo nei primi sette mesi e mezzo in Italia, stando alle cronache, sono state uccise 75 donne, in un report che si aggiorna continuamente, considerando il fatto che si verifica un omicidio di questo tipo in media ogni tre giorni, con il risultato di rendere necessari costanti aggiornamenti per tenere il drammatico conto delle vittime. Il governo ha intenzione di affrontare questo fenomeno, considerato prioritario, con un provvedimento mirato, un disegno di legge approvato dal CdM lo scorso giugno contenente «interventi estremamente severi», come dichiarato allora da Carlo Nordio, da abbinare ad un’operazione culturale capillare, da «iniziare nelle scuole e proseguire dappertutto, anche nelle carceri», così lo stesso ministro della Giustizia. L’intensificazione dell’uso del braccialetto elettronico, un ampliamento dei casi per l’applicazione dell’ammonimento, sorveglianza speciale per reati odiosi, dallo stalking ai maltrattamenti, dal revenge porn alla deformazione permanente dell’aspetto. L’aumento delle pene per i recidivi – fondamentale innalzare innanzitutto le pene minime – e poi lo stato di flagranza esteso alle 48 ore dal fatto. Una velocizzazione degli iter procedimentali, una specifica formazione per i magistrati, che dovranno rispettare tempi rapidi e certi per la valutazione del rischio e per l’applicazione delle misure. Ora si cerca una collaborazione con le opposizioni affinché la legge, che a settembre arriverà in Commissione giustizia alla Camera, venga varata in tempi brevi. «Siamo certi che ci sarà l’impegnò di tutti, senza distinzioni di parte, affinché diventi presto legge dello Stato», così la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha assicurato «piena disponibilità a migliorare la legge», chiedendo però maggiori interventi nell’ambito della prevenzione e della formazione. L’auspicio è che si riesca a trovare un’intesa per arrivare presto a varare norme più efficaci, che consentano di salvare la vita a tante donne. Un problema complesso, da affrontare in vari ambiti: quello culturale, specie per prevenire i reati che avvengono in ambito familiare e relazionale, ma anche quello della sicurezza nelle città, con tante donne aggredite da estranei, in entrambi i casi quello della certezza ed adeguatezza della pena, deterrente fondamentale e da non sottovalutare, poi di un sistema di giustizia capace, come finora non è stato, di agire più efficacemente, in caso di denunce relative a maltrattamenti e persecuzioni, sul fronte della prevenzione, per evitare che si arrivi all’epilogo più tragico.