Rampelli (FdI): «Nove euro è una soglia ideologica»

L’incontro di oggi tra governo e opposizioni sul tema del salario minimo è un primo tassello rispetto agli impegni in materia di economia che attendono l’esecutivo (si pensi, tra le altre, alla riforma dell’Irpef, una delle misure allo studio dopo l’ok del Parlamento alla delega fiscale). Sebbene sull’argomento non manchino divergenze, peraltro emerse di nuovo nelle ultime ore, da parte del governo c’è l’intenzione di ragionare con le forze politiche di minoranza (all’incontro mancherà soltanto Italia Viva in quanto non firmataria della proposta unitaria di un salario parametrato alla media dei contratti nazionali con la soglia minima a nove euro) su possibili soluzioni al cospetto di un problema non più rinviabile, quello delle retribuzioni basse. Il senso della convocazione, del resto, è stata così sintetizzata dal vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli (FdI), durante il suo intervento ad Agorà: «Non avrebbe senso convocare un tavolo con le opposizioni l’11 agosto se non vi fosse un desiderio autentico di ascoltare e cercare un punto d’incontro. L’intenzione è vedere se, nel merito della tutela delle fasce sociali più deboli, si possano trovare punti di convergenza. Reputo importante che il governo voglia intervenire con una proposta quadro sui salari, bloccati da trent’anni e addirittura diminuiti negli ultimi dieci di governo della sinistra». «Nel caso in cui la soluzione a questi problemi fosse il salario minimo legale, cosa che a mio avviso non è, occorrerebbe comunque attestarsi su una proposta intermedia, che non sarà mai nove euro l’ora. La soglia, per come l’opposizione ha posto il suo ragionamento, è ideologica», ha quindi aggiunto Rampelli.