Pronto il decreto per aggiornare gli Istituti Tecnologici Superiori e incentivare una formazione più connessa al lavoro
di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Se si riusciranno effettivamente ad ottenere i risultati attesi, la riforma degli Its Academy sarà una vera e propria rivoluzione culturale per il nostro Paese. È stato approntato il decreto volto a rivedere le aree tecnologiche che compongono il sistema degli Istituti Tecnologici Superiori, aree che passeranno da sei, quelle risalenti al Dpcm del 2008, a dieci, ovvero energia, mobilità sostenibile e logistica, nuove tecnologie della vita (connesse quindi all’ampio settore della salute), agroalimentare, sistema casa, meccatronica, moda, servizi alle imprese, tecnologie per il turismo, informazione e comunicazione. Nuove e più ampie aree di studio per formare 58 figure professionali al fine di intercettare meglio le richieste del mondo produttivo. Percorsi formativi di durata biennale o triennale in alcuni casi. In sintesi, servono professionalità difficili da reperire e questa riforma cerca di fornire dei percorsi di formazione adeguati alle richieste nel mondo del lavoro contemporaneo. Si tratta di una sfida di tipo culturale: da un lato per migliorare e rafforzare il sistema di istruzione nell’ambito tecnico e tecnologico, dall’altro per far comprendere alle nuove generazioni ed anche a genitori e famiglie la validità di questa scelta formativa. Validità confermata da uno studio Adapt di cui parla oggi il Sole 24 Ore: l’80% degli studenti degli Its risulta occupato dopo un anno dal conseguimento del titolo, con una percentuale superiore a quella sia dei laureati con percorso triennale, il 69,2%, che di quelli con titolo magistrale, 72,1%. Non solo, la quasi totalità, il 91%, dei ragazzi formati negli Its ottiene un impiego coerente con quanto ha studiato. Ferma restando l’importanza degli studi universitari per i ragazzi motivati – anche qui c’è carenza, specie nelle materie Stem – va però detto che andrebbe, da parte dei giovani, delle famiglie ed anche del contesto sociale nel suo complesso, sfatato il mito della laurea a tutti i costi, per andare verso una concezione più pragmatica e variegata del percorso di formativo da compiere. Riconoscendo la piena legittimità degli studi tecnici, anche in prospettiva dell’ingresso nel mondo del lavoro e quindi del raggiungimento dell’indipendenza economica e personale. Ne ha bisogno il sistema produttivo e soprattutto ne hanno bisogno i ragazzi, per compiere scelte consapevoli ed a lungo termine benefiche, per non rimanere intrappolati tra abbandono scolastico, inattività, disoccupazione, precariato e sotto occupazione.