Raggiunto un accordo tra Kkr e Mef, che avrà una quota fino al 20%. Novità sullo smartworking

Dopo la decisione presa il 22 giugno scorso dal Cda di Tim di negoziare esclusivamente con il fondo statunitense Kkr, Kohlberg Kravis Roberts & Co, per l’acquisto di una partecipazione in NetCo, ovvero l’infrastruttura di rete di Tim, Fibercop e Sparkle, nella partita entrerà anche il Mef, con una quota fino al 20% ed un impegno economico di due miliardi di euro. L’offerta vincolante di Kkr dovrà essere presentata entro il 30 settembre e per chiudere l’intesa sarà anche necessario un apposito Dpcm, per completare l’iter procedurale, probabilmente appena dopo la pausa estiva. Una quota, quindi, di minoranza per il Ministero dell’Economia, ma, in base all’intesa «i termini dell’offerta dal punto di vista dei rapporti tra le parti prevedono un ruolo decisivo del governo nella definizione delle scelte strategiche». Inoltre la cordata italiana dovrebbe, sommando Mef, Cdp e F2i, arrivare al 35% della proprietà. Ad ottobre dovrà riunirsi nuovamente il Cda di Tim per una valutazione dell’offerta definitiva e non è escluso un voto in assemblea dei soci, che porterebbe a completare l’operazione entro la fine dell’anno. L’altra partita, sempre riguardante Tim, è sul fronte dello smartworking per i lavoratori. Dal primo settembre un campione di mille dipendenti opererà da remoto per l’intero orario di lavoro, con l’unica eccezione di una presenza in ufficio di due volte al mese. L’azienda, nella quale già 32 mila addetti lavorano in modalità agile per anche 3 giorni a settimana, sta sperimentando questo progetto pilota di smartworking al 100% per valutarne gli effetti attraverso degli appositi indicatori di prestazione ed eventualmente, in caso di risultati positivi, estenderlo ad altri addetti.