L’annuncio della tassa sugli extraprofitti degli istituti di credito fa crollare i titoli delle banche. Una misura sociale e ridistribuiva inaspettata che tassa le banche per aiutare i cittadini

L’annuncio è stato dato nella serata di ieri dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini: nei cosiddetti “decreti omnibus”, definiti una vera e propria “manovra d’estate” del governo data la quantità e complessità dei temi affrontati, è presente una disposizione per tassare i maggiori introiti ottenuti dalle banche a causa dell’aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti, a seguito delle discusse politiche antinflazionistiche della Bce. Anche se il testo ufficiale della norma non è ancora disponibile, la misura dovrebbe prevedere una tassazione al 40% della differenza degli interessi «tra l’esercizio 2021 e 2022 eccedente il 3%», comprendendo poi anche «l’eccedenza del 6% maturata tra il 2021 e il 2023». Una tassazione che dovrebbe comunque avere un limite non potendo oltrepassare il 25% del patrimonio netto della banca attestato nel bilancio del 2022. Il pagamento del dovuto dovrebbe avere come data massima il 30 giugno 2024 e dovrebbe fruttare allo Stato tra i 2 e i 3 miliardi di euro, da utilizzare per aiutare i cittadini in difficoltà ed in particolare quelli impossibilitati a continuare a pagare le rate del proprio mutuo a tasso variabile proprio per via dell’aumento dei tassi di interesse. In attesa dei dettagli, la misura, di stampo fortemente sociale e ridistributivo, ricorda provvedimenti simili adottati da altri Paesi Ue, come la Spagna socialista di Sánchez. Una decisione che avrebbe colto di sorpresa gli stessi esponenti delle grandi banche italiane e l’Abi, accolta poi dalle borse con un netto calo dei titoli dei principali istituti di credito. Una mossa non certo indolore, ma necessaria considerando lo stato di difficoltà nel quale versano molti cittadini a causa dell’aumento dei tassi. Tra la Borsa e la vita di tanti italiani, sembrerebbe che finalmente sia stata scelta quest’ultima.