di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Uno studio conferma la connessione tra innalzamento dell’età pensionabile e denatalità, dando così ragione a chi, come il nostro sindacato, ha sempre sostenuto il nesso tra l’aumento costante della soglia anagrafica necessaria per ritirarsi dal lavoro e la presenza di una società in progressivo invecchiamento nella quale le nuove generazioni restano in un “limbo”, dal punto di vista lavorativo e personale, in attesa di potersi pienamente integrare nel mondo adulto, con conseguenze negative per l’intera collettività. Lo studio in questione è stato svolto dalla Banca d’Italia che ha confermato come il continuo ritardare l’età pensionabile freni la formazione di nuove famiglie e la natalità. Un’analisi che ha coinvolto 11 Paesi europei, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera, esaminando i dati relativi al periodo 2004-2018. L’aumento dell’età pensionabile comporta, come noto, l’esclusione delle nuove generazioni dal mondo del lavoro ed in particolare dalle professioni maggiormente retribuite e strutturate, con gli effetti non solo economici, ma anche sociali che ne conseguono, in un circolo vizioso che alla lunga svantaggia tutti. L’indagine di Bankitalia ha analizzato, però, un altro aspetto della questione: con una soglia anagrafica sempre più alta per ritirarsi, i “potenziali nonni” sono ancora lavorativamente attivi e quindi impossibilitati ad aiutare i propri figli nei compiti di cura e accudimento degli eventuali nipoti. Questa situazione scoraggia le giovani coppie a procreare, non potendo contare su un’adeguata rete parentale di sostegno alla genitorialità. Difficile, in sintesi, fare figli sapendo di non potersi avvalere dell’aiuto dei nonni. Dai dati emerge che a soffrire maggiormente dell’innalzamento dell’età pensionabile dal punto di vista degli effetti sulla natalità è l’area degli Stati mediterranei, sia perché è più basso il livello quantitativo e qualitativo dei i servizi offerti dallo Stato per la cura dei figli, sia perché, per ragioni culturali, sono considerati più importanti i legami intergenerazionali di solidarietà familiare. Chiaramente da queste analisi emerge come sia necessario investire in servizi di supporto alle famiglie ed ai neo-genitori, con asili nido, orari lunghi nelle scuole e quant’altro. Un tema sempre all’ordine del giorno per favorire natalità e occupazione femminile. Ma ciò che fa più riflettere è l’effetto paradossale ottenuto dalle politiche previdenziali degli ultimi anni: per ragioni “di cassa” si è scelto di alzare l’età pensionabile, senza considerare le ripercussioni di una simile decisione, scatenando un crollo delle nascite e quindi un ulteriore invecchiamento della popolazione capace di mettere in crisi lo stesso sistema previdenziale. Solo recentemente si è compreso, in particolare con Quota 100, che servivano degli aggiustamenti. Segno che per tracciare una linea politica efficace non bastano i meri calcoli ragionieristici, ma serve una visione complessiva e lungimirante.