I prezzi in aumento provocano una frenata della domanda. Il turismo interno soffre per i rincari, gli italiani verso mete più economiche

il turismo interno: da un lato l’inflazione ha spinto molte aziende del settore a rivedere al rialzo i propri prezzi, dall’altro i consumatori – in questo caso i viaggiatori – risentono a loro volta di un’erosione del proprio potere d’acquisto, dati i rincari di utenze e prezzi al consumo. Un effetto combinato che ha comportato un calo significativo delle visite, stimato tra il 20 e il 30%. Molti italiani quest’estate alle mete nostrane preferiscono destinazioni estere più economiche, Grecia, Egitto, ma anche Albania. Da non dimenticare, poi, gli effetti dell’emergenza ambientale: Federturismo ha dichiarato che nonostante la crescita, del 4%, degli arrivi dall’estero, questa non sarà un’estate da tutto esaurito: «Il 2023 sta mettendo alla prova l’intero settore turistico italiano. Dobbiamo fare fronte a una serie di sfide, tra cui il cambiamento climatico e l’inflazione, che stanno cambiando il volto del turismo». Se Confcommercio chiede politiche fiscali che consentano alle imprese di mantenere prezzi più bassi nonostante i rincari delle materie prime, per Federalberghi «l’estate 2023 non sta dando una buona performance per ciò che riguarda il nostro mercato interno, in sostanza il turismo italiano ha subito una flessione mentre i risultati migliori li rileviamo a livello internazionale». Assoturismo Confesercenti fa notare un calo di almeno 800mila presenze rispetto al 2022 nel mese di agosto. Servono contromisure per sostenere uno dei settori più importanti per l’economia e l’occupazione nel nostro Paese.