di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La questione “diplomifici” denunciata da Valditara ha implicazioni importanti che ricadono non solo sul mondo dell’istruzione, ma anche su quello del lavoro e sulla società nel suo complesso. Il ministro dell’Istruzione ha dichiarato di voler intervenire con ispezioni e verifiche su alcune scuole private, una novantina circa, da non confondere con le paritarie “sane”, che a costo elevato, fino a 10mila euro, permettono di superare con troppa facilità l’esame di maturità per ottenere, di fatto, un diploma senza dover neanche frequentare le lezioni, se non sporadicamente, né, tanto meno, studiare ed apprendere. Una realtà certamente nota, ma che è stata ulteriormente dimostrata con una serie di indagini svolte negli ultimi mesi su richiesta dello stesso ministero, a seguito di una ricerca di “Tuttoscuola” nella quale si osservava che solo l’anno scorso oltre 30mila studenti avevano terminato il percorso delle superiori migrando dalle statali alle paritarie. Ed ora ministero e governo vorrebbero contrastare questo fenomeno rafforzando i controlli ed anche predisponendo misure amministrative e normative. «Abbiamo definito un preciso piano di azione che porteremo avanti con determinazione per contrastare ogni fenomeno di opacità e illegalità, a difesa del sistema pubblico di istruzione», così Valditara. Perché questa situazione mina alle radici quel principio meritocratico su cui si fonda la visione politica dell’Esecutivo in tema di istruzione. Il motivo è presto detto: mentre un titolo di studio ottenuto in modo regolare certifica obiettivamente le competenze acquisite, facendo emergere meriti e talenti al di là di altri fattori, come censo e provenienza sociale, i diplomifici mettono sullo stesso piano i meritevoli e quei non meritevoli che però hanno le risorse economiche sufficienti a “comprarsi un diploma”. In questo modo la ricchezza prevale sul merito, perché una volta acquisito il titolo – avente valore legale, per poter svolgere determinate professioni e accedere a concorsi – non solo si permette a chi ha un diploma ottenuto irregolarmente dietro lauto pagamento di competere con chi invece si è diplomato in modo corretto, ma, grazie a conoscenze e maggiore inserimento sociale, si consente in molti casi che il “ricco” col diploma acquistato prevalga anche nel mondo del lavoro su chi ha conseguito correttamente il titolo di studio, ma non dispone di altrettante entrature. Un problema di giustizia sociale, che mina la dignità della scuola di qualità, pubblica e privata, sminuisce il lavoro di tanti bravi insegnanti e studenti volenterosi, e che a lungo andare riguarda tutti, permettendo a persone non preparate di svolgere compiti anche delicati, nel privato o nel pubblico, pur non avendone le capacità, con conseguenze negative per il sistema economico-sociale italiano nel suo complesso.