Il meccanismo ante-Fornero potrebbe rappresentare la base per la riforma

Secondo alcune indiscrezioni di stampa, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali starebbe studiando, sul versante della riforma previdenziale, l’ipotesi di ritornare a Quota 96, vale a dire al meccanismo vigente nel corso del 2011 e poi soppresso dalla Fornero. L’ipotesi, è bene ricordare, non è stata discussa al tavolo di confronto che la ministra Marina Calderone ha in corso con i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e delle altre parti sociali né nelle riunioni tecniche convocate dall’Osservatorio sulla spesa previdenziale. Quota 96, prima della sua cancellazione, prevedeva due paletti, almeno 60 anni di età ed almeno 35 anni di anzianità contributiva. Per andare in pensione con 60 anni di età, servivano 36 anni di contributi, mentre per andare in pensione con 35 anni di contributi, era necessario avere 61 anni di età. La norma prevedeva altre due cose. In primo luogo, la cosiddetta finestra mobile di dodici mesi. In pratica, maturati i requisiti, il pensionando doveva aspettare un anno per uscire dal lavoro. Il secondo aspetto era il progressivo adeguamento del requisito anagrafico alla speranza di vita, che sarebbe salito a 62 anni e 2 mesi entro il 2021. Almeno al momento, non sono previsti nuovi incontri nel mese di agosto, mentre per settembre sono in calendario altri due appuntamenti con l’Osservatorio, per parlare di lavori gravosi, donne e previdenza complementare.