Confindustria: 62 prodotti strategici a rischio geopolitico o climatico

Da un’analisi del Centro studi di Confindustria (“Catene di fornitura tra nuova globalizzazione e autonomia strategica”), che ha identificato «le dipendenze critiche delle catene di approvvigionamento dei Paesi UE dall’estero», emerge che «sono 333 i prodotti critici, per i quali l’industria risulta stabilmente vulnerabile negli ultimi anni», rappresentando «circa il 9% del valore dell’import italiano (circa 17 miliardi di euro)». «Il rischio di interruzione dell’approvvigionamento di prodotti critici da fornitori esteri può essere influenzato da dinamiche di natura politica (per esempio instabilità politico-istituzionale o atti di violenza politica) o ambientale (ad esempio eventi naturali estremi) registrate in quei Paesi». Esattamente i rischi attualmente più probabili. «I prodotti ad alto rischio rappresentano poco meno della metà dei prodotti critici, il 46% come numerosità e il 49% in valore». Ma, includendo la dimensione strategica, «si ottiene un insieme di 62 prodotti estremamente critici, perché allo stesso tempo strategici e quindi appartenenti a categorie di particolare interesse per lo sviluppo industriale italiano e provenienti da un set di Paesi che complessivamente determinano un elevato profilo di rischio, geopolitico e/o climatico». «I prodotti strategici a maggior rischio rappresentano, nonostante siano in numero ridotto, ben il 38,5% del totale del valore dei prodotti critici. I prodotti più critici tra i critici e a maggior rischio di interruzione di fornitura sono principalmente prodotti ICT (prodotti chimici per la gomma-plastica ed elettronici) e nei trasporti (soprattutto nella produzione di ferro e acciaio)». Nessuno dei prodotti estremamente critici rientra nella filiera del tessile o in quella della Pubblica Amministrazione e della difesa, «ma 27 di questi prodotti sono materie prime».