L’Istat oggi ha reso noto che a giugno 2023, rispetto a maggio, all’aumento degli occupati si è associato la diminuzione dei disoccupati e degli inattivi. L’occupazione è cresciuta, in percentuale dello 0,3% e in numeri assoluti di 82mila unità, per uomini e donne, per tutte le classi d’età e per i dipendenti; in calo però tra gli autonomi. Di conseguenza, il tasso di occupazione è salito al 61,5% ovvero di 0,2 punti percentuali. È una tendenza positiva che, tuttavia, va rafforzata, anche alla luce dei dati emersi ieri sul Pil in flessione nel II trimestre del 2023, sebbene, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, la variazione resti invece lievemente positiva. Viviamo in un contesto economico di incertezza, come dimostrano le scelte piuttosto discutibili della Bce che continuano a far lievitare il costo del denaro e quindi di mutui e prestiti, mettendo famiglie e imprese in grande difficoltà, con una guerra – forse ci siamo un po’ troppo assuefatti – alle porte dell’Europa, che non consente a nessuno, non solo all’Italia, di potersi beare sugli allori. Inoltre, la disoccupazione giovanile resta a due cifre, cioè al 21,3%, seppure in calo di 0,4 punti, e, fatto non irrilevante, l’aumento dell’occupazione si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,0%, pari a -80mila unità) e degli inattivi (-0,5%, pari a -60mila unità). Se tale risultato non può essere definito il prodotto di un “gioco” puramente statistico, non è neanche un segnale forte e chiaro di inversione di tendenza in positivo per il lavoro in Italia.
Resta valida la necessità, per l’Italia, di puntare su formazione e aggiornamento professionale perché l’occupazione ha bisogno assoluto di una spinta, di un rilancio, di essere “coltivata”, come una pianta preziosa e fragile, e non soltanto per il Mezzogiorno. Per lo stesso rilancio dell’occupazione, urgono investimenti in politiche attive del lavoro per incentivare l’allineamento fra domanda e offerta di lavoro.
Inoltre, puntare sulla formazione e sull’aggiornamento professionale dei lavoratori è essenziale per adeguarsi alle sfide di un mercato del lavoro in continua evoluzione. Le misure per incentivare l’acquisizione di nuove competenze e la riqualificazione devono essere adottate in modo da favorire la mobilità professionale e l’occupabilità dei lavoratori. Parallelamente sono necessarie politiche che agevolino l’accesso al credito e alle risorse per le imprese, incoraggiando l’innovazione e la competitività, accompagnando il processo di transizione verso un’economia sostenibile attraverso l’innovazione tecnologica e la realizzazione di nuove infrastrutture, nella prospettiva di generare nuove opportunità di lavoro e favorire la crescita economica e con esse anche la coesione sociale.