Per la Russia è risposta al raid con droni a Mosca

L’attacco russo, avvenuto nelle ultime ore a Kryvyi Rih, la città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, appare come una risposta al raid di ieri con droni a Mosca. Morti e feriti nella città ucraina, con Zelensky che ha così commentato: «Negli ultimi giorni, il nemico ha attaccato ostinatamente città, centri urbani, bombardando civili e abitazioni. Ma questo terrore non ci spaventerà né ci spezzerà. Stiamo lavorando e salvando la nostra gente». La conferma, in questo senso, è arrivata dal ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, il quale ha affermato che «sullo sfondo del fallimento della cosiddetta “controffensiva”, Kiev si è concentrata sulla realizzazione di attacchi terroristici alle infrastrutture civili», dunque «l’intensità dei nostri attacchi contro le strutture militari ucraine è stata notevolmente aumentata». Ieri, in visita nella città occidentale di Ivano-Frankivsk, Zelensky aveva dichiarato che «a poco a poco, la guerra sta tornando nel territorio della Russia, nei suoi centri simbolici e nelle sue basi militari e questo è un processo inevitabile, naturale e assolutamente giusto». La situazione, insomma, continua ad apparire molto complicata al netto di qualsiasi ipotetica apertura a piani di pace. Non a caso il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha spiegato che «al momento un accordo di pace con l’Ucraina è impossibile e tutte le responsabilità sono di Kiev» e che «i loro attacchi dentro i nostri confini non sono altro che atti di disperazione». Inoltre, ha aggiunto Peskov, «il Cremlino seguirà i negoziati tra Stati Uniti e Ucraina, annunciati nel fine settimana e il cui obiettivo principale sarà quello di concordare un accordo bilaterale con garanzie di sicurezza per garantire il sostegno di Washington all’ingresso di Kiev nella Nato».