di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La cronaca di questi giorni testimonia tanti altri incidenti sul lavoro e molti casi mortali in una strage che continua. Solo nelle ultime ore ci sono state altre quattro vittime, un uomo di 61 anni nel Pescarese e poi a Udine, dove la vittima aveva 70 anni, nel Crotonese, un operaio quarantanovenne, e nel Cosentino, un lavoratore di 48 anni. Prima ancora l’incidente mortale in Provincia di Lucca. La gran parte di queste vittime a causa di cadute fatali. Difficile tenere il conto di queste tragedie, che continuano a susseguirsi: in base ai dati dell’Inail, nel periodo tra gennaio e maggio del 2023 i morti sul lavoro sono stati 358, con una lieve diminuzione dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. Il complesso delle denunce di infortunio presentate all’Istituto entro il mese di maggio ammonta a 245.857, anche in questo caso in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con una flessione del -24,1%. Un calo quasi del tutto dovuto alla fine della pandemia e quindi alla diminuzione dei contagi da Covid sul lavoro, come dimostra il fatto che il settore nel quale gli infortuni sono maggiormente diminuiti è proprio quello della sanità, nel quale il calo ammonta al -75,2%. I dati, in sintesi, confermano una realtà nella quale da un lato si vedono gli effetti positivi della fine della pandemia, dall’altro, invece, permangono i problemi strutturali non legati al Covid, ma alle problematiche “consuete” relative alla salute e sicurezza sul lavoro. Un’interpretazione dei numeri che viene confermata dall’aumento degli infortuni in itinere, che nei primi cinque mesi del 2023 sono stati 35.623, in crescita di oltre il 6% in confronto a quelli dello stesso lasso di tempo del 2022, 33.523. Con la ripresa in pieno delle attività e degli spostamenti, gli infortuni sono in sintesi tornati ai livelli precedenti alla pandemia. Molto colpiti, lo sottolinea anche la cronaca raccontando di molte vittime del lavoro ultrasessantenni, i lavoratori troppo anziani per essere ancora in attività in settori pericolosi, come l’edilizia e l’agricoltura, ma anche i precari, gli stranieri, quindi le persone meno formate e consapevoli dei rischi e più disposte, per mantenere il posto di lavoro, a svolgere anche attività pericolose senza i dovuti accorgimenti. Il tutto senza considerare, naturalmente, il lavoro nero, che per sua stessa natura sfugge a queste statistiche. Quello che chiediamo, come sindacato Ugl, alle istituzioni nazionali e locali è di attuare interventi con il fine di intensificare i controlli sui posti di lavoro che devono essere capillari e frequenti. È fondamentale, inoltre, rafforzare la formazione e la cultura della sicurezza sul lavoro per prevenire simili tragedie, anche a partire dalla scuola, come diciamo da tempo. Per cercare di fermare questa inaccettabile strage sul lavoro.