Il centrodestra apre al dialogo, ma Pd e 5Stelle insistono sulle loro posizioni

L’ipotesi di introdurre il salario minimo orario per legge continua ad agitare la politica e il sindacato. Dopo la sospensione del voto in commissione lavoro della Camera la scorsa settimana sull’emendamento del centrodestra che, se approvato, avrebbe comportato la soppressione della proposta di legge delle minoranze parlamentari (Italia viva esclusa), l’attesa è per domani. È infatti in calendario la ripresa dei lavori della commissione presieduta da Walter Rizzetto, il quale ha proposto una sospensiva, rimandando il tutto a settembre. Ciò arriva dopo che la premier Giorgia Meloni si è detta disponibile ad incontrare la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, con l’obiettivo di trovare un punto di mediazione fra le varie sensibilità in campo. Il Pd e 5Stelle, però, almeno al momento, sembrano voler tirare dritto, con il rischio di vedersi affossare la proposta di legge sui 9 euro lordi all’ora. Del resto, il centrodestra ha più volte ribadito che spetta alla contrattazione collettiva fissare i minimi salariali, mentre al governo compete creare quelle condizioni per rendere più pesanti le buste paga. È in questo senso che, ad esempio, va interpretato il taglio del cuneo contributivo che, a partire dallo scorso 1° luglio, è diventato ancora più sostanzioso, arrivando ad un meno 7% per gli stipendi fino a 25mila euro lordi e a un meno 6% per quelli fino a 35mila euro lordi.