La spinta degli anziani

Gli italiani d’età superiore a 65 anni, in gran parte pensionati, sono 14.160.000, pari al 24% della popolazione totale, e si prevede che nel 2030, ossia tra soli otto anni, la percentuale salirà al 28%. L’Italia, da questo pun¬to di vista, è il secondo Paese al mondo dopo il Giappone che ha una aspettativa di vita più lunga. Per questa ragione l’attenzione verso la longevità sta diventando una questione non solo sociale e sanitaria ma anche economica perché fa sviluppare attività e consumi adatti e necessari a quella popolazione. Fra l’altro, gran parte degli anziani attualmente esistenti in Italia hanno – grazie ai risparmi realizzati negli anni del loro lavoro e a pensioni adeguate, maturate con decenni di con¬tribuzioni – la disponibilità di patrimoni mobiliari e immobiliari da impiegare per la loro salute e qualità della vita. Tutto ciò interessa sia gli economisti che le grandi aziende farmaceutiche, come è emerso in un recente convegno intitolato “Dalla demografia all’economia: il ruolo della scienza della vita in Italia” organizzato da Astrazeneca e Farmindustria: enti cui la questione indubbiamente in-teressa, visto che l’80% della spesa sanitaria riguarda ma¬lattie croniche e degenerative. Al convegno sono intervenu¬ti, tra gli altri, Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che ha rilevato esserci «un ritardo culturale enorme a fronte di questo numero importante d’italiani, e non si può trascurare questa fetta di popolazione senza creare un problema per il Paese».