Personale sanitario pronto soccorso in trincea

Non si fermano le aggressioni al personale sanitario del Ssn, non c’è distinzione fra Nord, Centro e Sud. Secondo l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma, il fenomeno «sembra essere diventato un fatto culturale, frutto di mentalità sempre più diffusa». A Milano, un medico del Pronto Soccorso del Policlinico ha subito la frattura di un femore, causata dall’aggressione da parte del figlio di una paziente ricoverata. Per il segretario nazionale UGL Salute, Gianluca Giuliano, «è paradossale e triste che si debba pensare: poteva anche andare peggio», «chiediamo al governo di mettere in atto una massiccia campagna di sensibilizzazione sulle televisioni, radio e giornali nazionali, che responsabilizzi i cittadini sul ruolo sociale, al loro servizio, svolto dai professionisti della sanità». Una settimana fa, Enzo Bottino, direttore sanitario dell’ospedale evangelico Betania, struttura posta nel quartiere Ponticelli di Napoli, ha chiesto che, così come deciso dal ministero dell’Interno per altri presidi di frontiera della città, «anche il nostro pronto soccorso sia dotato di un drappello di pubblica sicurezza». Nel Lazio, il Presidente della Regione, Francesco Rocca, ha esteso i presidi di polizia sull’intero arco delle 24 ore in alcuni grandi nosocomi della Capitale. Ma il problema va affrontato su larga scala. Oggi Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei medici di Firenze, ha denunciato «le oltre 400 aggressioni al personale sanitario nei primi tre mesi 2023». Basti pensare che nel 2020 in Toscana sono stati registrati 752 casi di aggressione al personale sanitario, di cui 561 verbali e 191 fisiche, mentre nel 2021 i casi sono stati ben 817.