«Nessun baratto, nessuna trattativa sottobanco»

«L’Italia, la nostra diplomazia hanno avuto un ruolo determinante, insieme alla nostra intelligence». Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha commentato la grazia concessa ieri a Patrick Zaki, che oggi è stato rilasciato e ha subito annunciato l’intenzione di tornare in Italia «il prima possibile», dal presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi. Zaki, che proprio ieri era stato condannato a tre anni di carcere, è stato detenuto in Egitto per circa due anni, tra il 2020 e il 2021, con motivazioni politiche. Da subito l’Italia s’è attivata per ottenerne la liberazione, senza riuscirci. Fino a ieri. Quello relativo a Zaki è stato un dossier ereditato dall’attuale governo, che fin da subito lo ha inserito tra le priorità: il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affrontò l’argomento con al Sisi in occasione del loro primo incontro a novembre, ad una manciata di giorni dall’insediamento a palazzo Chigi. Al Sisi ha graziato Zaki, senza ricevere nulla in cambio: «Nessun baratto, nessuna trattativa sottobanco. Il governo è stato in grado di far tornare in Italia un giovane ricercatore che rischiava di stare ancora un po’ di tempo in carcere. Noi siamo riusciti a ottenere questo risultato. Poi si può dire ciò che si vuole. Siamo persone serie, non facciamo baratti di questo tipo», ha assicurato Tajani.