Il salario minimo per legge rischia concretamente di essere un boomerang per i lavoratori
di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

All’ordine del giorno nel dibattito politico-sindacale c’è il tema del salario minimo orario per legge. Una proposta delle opposizioni, mai realizzata, peraltro, nei lunghi anni nei quali queste forze politiche sono state al governo, che oggi viene indicata come l’unica possibile soluzione alla questione, reale, concreta e drammatica, dei salari e degli stipendi italiani, indiscutibilmente troppo bassi. Perché il nostro sindacato dovrebbe guardare con preoccupazione a questa proposta che apparentemente sembrerebbe favorire i lavoratori? Il motivo è semplicissimo: si tratta, a nostro avviso di una cortina fumogena, di un’illusione ottica, che tradotta in realtà potrebbe creare una tendenza di livellamento verso il basso dei salari. Un’idea, quella del salario minimo stabilito per legge, a 9 euro lordi secondo la proposta principale della sinistra, che ricorda molto da vicino l’iter del fu reddito di cittadinanza. Una soluzione fin troppo semplice, o meglio semplicistica e, questa volta sì, “populista” nel senso deteriore del termine, perché proponendo di trovare una chiave di volta immediata per problemi annosi, rischia invece di accentuarli. Come il reddito di cittadinanza per tutti doveva essere il grimaldello per spingere verso l’occupazione le persone estromesse dal mercato del lavoro ed invece non si è rivelato altro che uno strumento assistenzialista, così il salario minimo per legge rischia concretamente non di colmare le lacune, poche anche in termini percentuali rispetto alla forza lavoro italiana, del nostro collaudato sistema di contrattazione collettiva, ma, al contrario, di indebolire i Ccnl, creando un livello base di salario consentito, anzi stabilito dalla legge, inferiore a quello previsto dalla gran parte dei contratti vigenti che potrebbe spingere le imprese meno virtuose o più in difficoltà, oggi vincolate alla contrattazione, a rivedere verso il basso i parametri di pagamento dei propri lavoratori. Mentre i lavoratori che potrebbero, teoricamente, beneficiare del salario minimo, ossia quei pochi non coperti dal sistema della contrattazione collettiva, a loro volta vedrebbero aumentare le possibilità non di un miglioramento delle proprie condizioni, ma di scivolare definitivamente nel lavoro nero. Un vero e proprio effetto boomerang sul mondo del lavoro, dal quale poi sarebbe particolarmente complicato riuscire a tornare indietro. Un rischio che l’Ugl non vuole che i lavoratori italiani possano correre per inseguire teorie tanto sconnesse dalla realtà quanto controproducenti.

I dubbi europei

Anche la Commissione Ue è perplessa sugli effetti positivi dell’adozione del salario minimo legale dato fra i Paesi membri dell’Unione che lo prevedono, ovvero 21 su 27, solo 6 hanno una paga oraria minima dignitosa. Gli altri 15, ovvero la stragrande maggioranza, prevedono retribuzioni inferiori, in alcuni casi anche di molto, ai 7 euro orari. Retribuzioni considerate insoddisfacenti anche considerando il diverso costo della vita. Con quindi l’assenza dimostrata di una connessione fra la presenza di un salario minimo legale e la dignità delle retribuzioni.