di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl
I continui aumenti dei tassi d’interesse sui prestiti, sulla base della linea d’azione stabilita da Christine Lagarde e dalla Bce, stanno comportando difficoltà non solo per le imprese, con conseguenze sugli investimenti e sull’occupazione, ma anche per i cittadini e lavoratori. Tanti, ad esempio, i titolari di un mutuo che non riescono più ad ottemperare al pagamento delle rate. Il totale dei crediti deteriorati delle banche riconducibili a nuclei familiari, come attestano i dati della Banca d’Italia, sfiora i 15 miliardi di Euro, perché l’aumento dei tassi non corrisponde ad un parallelo incremento dell’inflazione a causa di un boom economico, ma deriva dall’impennata dei costi dell’energia e dal conseguente accrescimento dei prezzi di beni e servizi. Le famiglie, i cittadini, i lavoratori, in sostanza, si trovano a dover fronteggiare spese sempre maggiori, per le utenze, per la spesa quotidiana ed infine per il pagamento delle rate di mutui e prestiti, in un circolo vizioso di impoverimento. Ed ecco che molti non riescono a rispettare le scadenze dei finanziamenti in corso. In maggiore difficoltà i cittadini delle aree urbane, dove il costo della vita è più alto: Lombardia, Lazio, Campania e così via. Anche le banche italiane sono in allarme e ci sono diverse procedure possibili per ridurre l’impatto del rialzo dei tassi d’interesse ed evitare che i crediti deteriorati aumentino. Si può concordare con la banca un allungamento della durata del proprio mutuo, chiedere una revisione di altre condizioni contrattuali, ad esempio trasformando il mutuo da tasso variabile a fisso, o trasferire il proprio prestito presso un’altra banca a condizioni più favorevoli, tramite la surroga. Si può accedere al Fondo di solidarietà nel caso il mutuo riguardi l’acquisto della prima casa e ci siano delle condizioni lavorative di difficoltà. Anche la politica sta intervenendo con la la legge di bilancio per il 2023 che ha previsto l’obbligo per le banche di trasformare il mutuo da tasso fisso in variabile, ma solo nel caso in cui la somma totale prestata non superi la cifra dei 200mila euro, non ci siano ritardi già accumulati nel pagamento delle rate e l’Isee del beneficiario non superi i 35mila euro. Ed ora, in questa situazione già così complessa, è arrivato l’annuncio di un ulteriore aumento dei tassi, previsto per il 27 luglio, quando la Bce dovrebbe portare il tasso base al 4,25%, perché, secondo la Lagarde, il lavoro dell’istituto che presiede «non è ancora finito». Un lavoro che, però, al momento non sembra affatto utile a salvaguardare l’economia e la società europea, perché i prezzi non stanno diminuendo in modo consistente mentre invece l’aumento dei tassi sta comportando difficoltà per i cittadini, per le imprese e per le stesse banche. Servirebbe, come richiedono ormai in molti, un profondo ripensamento delle politiche della Bce.