di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Dal marzo del 2020 all’estate del 2022. Due anni che hanno segnato la nostra storia recente, quelli della pandemia da Covid-19, nei quali c’è stato un dramma sanitario epocale causato dal nuovo coronavirus, con centinaia di migliaia di vittime, e nei quali si è anche verificata una vera e propria rivoluzione economica e sociale, determinata dalla gestione della pandemia stessa, con la chiusura di scuole e attività e la rigida regolamentazione della vita pubblica e privata dei cittadini. Anni di lockdown, Dpcm e Green Pass. Anni di timore per il contagio, ma anche di sconvolgimenti nelle relazioni economiche e sociali, con il dilagare del digitale, dalla Dad allo smartworking, con la chiusura di tante attività e la parallela esplosione dell’e-commerce, anni di tensioni sociali, di limitazioni inaudite delle libertà personali. Ricordi che oggi sembrano appartenere ad un passato da dimenticare, eppure sono state tante ed importanti le ripercussioni su cittadini, famiglie, lavoratori e imprese. È lecito chiedersi se la gestione di un periodo così complesso della storia repubblicana sia stata ottimale, oppure ogni decisione presa dai vertici della politica va condonata in nome dell’emergenza, banchi a rotelle compresi? Chi deve essere tutelato in merito a quanto accaduto? I cittadini, vittime in un modo o nell’altro – sanitario, sociale, lavorativo, economico – della situazione, oppure la classe dirigente, i membri del governo allora in carica, il “giallorosso” Conte Due, da esentare da ogni osservazione perché “sopraffatti” da una situazione pericolosa ed inedita? Domande retoriche, con un’unica ed incontrovertibile risposta. Specie in questi giorni, che in politica sono segnati da indagini e inchieste, non è ben chiaro perché alcuni dovrebbero vivere sotto una costante lente d’ingrandimento ed altri, benché titolari di decisioni di portata eccezionale e particolarmente incisive sulla vita della popolazione, sarebbero invece da schermare contro ogni legittima richiesta di trasparenza. Per tutte queste ragioni una commissione bicamerale d’inchiesta sulla gestione della pandemia da Covid-19 è doverosa e necessaria. Una commissione che, ricevuto l’ok della Camera, ora si attende quello del Senato, dovrebbe essere composta da quindici senatori e quindici deputati, nominati dai Presidenti delle Camere in modo da rispecchiare gli equilibri politici del Parlamento e garantire la presenza di tutti. E che dovrebbe, questo l’auspicio, chiarire parecchie cose, dal mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale alla presenza di militari russi sul territorio italiano, dalle procedure per la proclamazione delle zone – rossa, arancione, gialla o bianca – alle modalità per la fornitura dei dispositivi di protezione, come le mascherine, fino alla necessità ed efficacia dei provvedimenti restrittivi, comprese le cene per decreto con i soli “congiunti”.