Scarsa o debole la propensione all’innovazione dell’industria italiana

Siamo “obbligati” a migliorare. Secondo quanto emerso dal Rapporto Annuale 2023 Istat, presentato alla Camera dal presidente il presidente Francesco Maria Chelli, «nell’ultimo decennio, nel confronto con le principali economie europee, il sistema produttivo italiano si contraddistingue per la scarsa dinamica della produttività del lavoro, che si accompagna da una crescita più contenuta del costo del lavoro e ad una debole propensione all’innovazione, in termini sia quantitativi, sia qualitativi», ha sottolineato Chelli.
Eppure «la performance dell’economia italiana nel 2022 è stata positiva», dunque il margine di miglioramento con una spinta decisa all’innovazione è molto ampio. Alla performance positiva «hanno contribuito in modo sostanziale le imprese dell’industria e dei servizi, rivelando un’elevata capacità di resistere agli shock esterni. Alcune imprese si sono comunque rivelate più resilienti di altre. In particolare, quelle con un elevato grado di partecipazione alle catene globali del valore hanno mostrato, indipendentemente dalla dimensione, performance migliori rispetto alle altre imprese, in termini di produttività e redditività». «Nel confronto con i principali paesi europei, l’Italia si caratterizza – come noto – per la significativa vocazione manifatturiera, con oltre un terzo del valore aggiunto dell’industria e dei servizi di mercato prodotto in questo settore».
Il manifatturiero mostra una elevata propensione a esportare, superiore a quella degli altri partner europei nei segmenti delle piccole e medie imprese, ma sensibilmente inferiore nelle grandi, che mediamente realizzano sui mercati internazionali meno della metà del loro fatturato».