Il presidente del Consiglio ha incontrato il premier polacco Mateusz Morawiecki. Al centro del faccia-a-faccia, i principali temi europei, dai flussi migratori al Patto di Stabilità

«Non potrei mai lamentare di chi difende gli interessi nazionali, sono ammirata di come Morawiecki dimostra forza nel difendere l’interesse della Polonia ma non c’è divisione perché lavoriamo su come fermare la migrazione illegale non su come gestirla». Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, incontrando a Varsavia il premier polacco Mateusz Morawiecki, che insieme al suo omologo ungherese non ha firmato le conclusioni finali dell’ultimo Consiglio europeo, impedendo un’intesa tra i 27 Paesi dell’Unione europea, al lavoro per un nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo. Una decisione che non ha deluso Meloni, secondo la quale l’obiettivo comune deve essere un altro: bloccare l’immigrazione illegale. «Finché l’Europa pensa di risolvere il problema discutendo su come gestire migranti quando arrivano su territorio europeo non troverà mai soluzioni reali perché gli interessi delle nostre nazioni, anche banalmente per ragioni geografiche, sono diversi. Quello che mette insieme gli interessi di tutti gli Stati membri è fermare l’immigrazione illegale prima che arrivi da noi», ha detto il premier. Che ha poi indicato la soluzione, che prevede un’inversione di rotta rispetto alle politiche fin qui adottate: secondo Meloni, serve «un lavoro completamente diverso che va fatto con l’Africa di cooperazione non predatoria, di sostegno a quelle nazioni che a loro volta molto spesso sono vittime della tratta degli esseri umani, dei trafficanti della mafia del terzo millennio». Pur riconoscendo parecchia priorità ai flussi migratori – del resto, i numeri sugli arrivi registrati dall’inizio del 2023 confermano una crescita esponenziale rispetto allo scorso anno, sebbene negli ultimi giorni, complici le condizioni climatiche, si è verificato un rallentamento –, l’agenda europea contiene molti altri dossier, altrettanto importanti. Come il Patto di Stabilità, ad esempio. Sul tema è intervenuto il premier: «Pensiamo che il Patto di Stabilità debba sostenere la crescita dei Paesi, e tenere conto delle scelte strategiche. Se non si sostiene la crescita diventa impossibile garantire stabilità per nazioni più indebitate», ha detto, osservando che «se la Ue fa la scelta strategica della transizione verde, digitale, della difesa, poi non può non considerare quegli investimenti strategici».