Francia: stato di emergenza non più escluso. Macron annulla conferenza stampa e lascia in anticipo vertice Ue a Bruxelles
Mentre i leader Ue, riuniti al Consiglio europeo, sul tema sui migranti sceglievano tatticamente una tregua al fine di superare lo stallo causato da Polonia e Ungheria nell’approvazione delle conclusioni, il presidente francese Emmanuel Macron lasciava in anticipo Bruxelles per presiedere una riunione di crisi sui disordini nel suo Paese.
La Francia è alla terza notte di violenze a seguito della morte di Nahel, il giovane ucciso da un poliziotto a Nanterre, il quale si è poi dichiarato «devastato» da quanto accaduto, chiedendo «perdono» alla famiglia del diciasettenne. Ma la rivolta non accenna ad attenuarsi. Almeno un centinaio di persone con il volto coperto da passamontagna hanno saccheggiato, ieri sera, i negozi di Les Halles, nel cento della capitale; la capitale è stata colpita in diverse zone da saccheggi e disordini, stamattina con interruzioni nei trasporti pubblici. Come riferito dal ministero dell’Interno francese, sono state 667 le persone fermate nella notte scorsa in tutta Francia, mentre nei disordini sono rimasti feriti 249 fra poliziotti e gendarmi.
A questo punto, l’opzione di instaurare lo stato d’emergenza per la rivolta delle banlieue non è più esclusa. Interrogata sul tema, la premier Elisabeth Borne ha detto che «tutte le ipotesi» vengono prese in esame per ripristinare «l’ordine repubblicano». Oltre all’Onu, anche Berlino osserva «con una certa preoccupazione quanto sta accadendo in Francia», ha dichiarato un portavoce del governo tedesco. Dalla questione previdenziale alle banlieu, la Francia è teatro di profondi conflitti sociali, un monito per tutti gli Stati europei e in particolare per Bruxelles.