In Italia, a maggio, il tasso di disoccupazione scende al 7,6%, pari a -0,1 punti. Quello giovanile, invece, sale al 21,7% (+0,9 punti), secondo la stima provvisoria diffusa oggi dall’Istat. Rispetto ad aprile 2023, coloro che cercano lavoro diminuiscono di 34mila unità tra gli uomini, i 25-34enni e chi ha almeno 50 anni. Ma il numero degli inattivi, tra i 15 e i 64 anni, sostanzialmente stabile, è la risultante della diminuzione tra gli uomini e i 25-34enni e dell’aumento tra le donne e tra chi ha almeno 35 anni. Tasso di inattività che rimane invariato ad una ragguardevole percentuale del 33,7%. Rispetto a maggio 2022, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-4,8%), pari a meno 98mila unità, sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni.
Parallelamente, a maggio prosegue la crescita dell’occupazione, +21 mila unità rispetto al mese precedente, e complessivamente il numero degli occupati sale a 23milioni 471mila. Il numero di occupati supera quello di maggio 2022 dell’1,7%, aumentando di 383mila unità. Occupazione che cresce, in particolare, tra gli uomini, gli autonomi, i 25-34enni e tra chi ha almeno 50 anni. Cala, invece tra le donne, i dipendenti a termine, i più giovani tra i 15-24 anni di età e i 35-49enni. Quanto meno, l’aumento, su base annua, riesce a coinvolgere uomini, donne e tutte le classi d’età, ma ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa.
Oltre a evidenziare che ad essere in difficoltà sono sempre i giovani sia in termini di disoccupazione che di inattività, e in quest’ultimo caso a contribuire all’ingente tasso del 33,7% sono le donne e coloro che hanno almeno 35 anni, mentre l’occupazione cala tra le donne, i più giovani (15-24 anni) e i 35-49enni, dobbiamo nuovamente guardare ad un fenomeno che è o può essere la soluzione ai due problemi dell’inattività e della disoccupazione giovanile: la difficoltà lamentata dalle imprese nel reperimento di lavoratrici e di lavoratori, che coinvolge, secondo l’ultimo bollettino Excelsior, il 46% del personale ricercato a maggio dalle imprese e cresciuto del +7,8% rispetto a un anno fa e soprattutto a causa della mancanza di candidati.
Come sindacato, continuiamo ad auspicare maggiori investimenti sulle politiche attive con l’obiettivo di incoraggiare il matching tra domanda e offerta di impiego e di incentivare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, sfruttando al meglio l’occasione rappresentata dal Pnrr per accompagnare i nuovi processi in corso, che stanno generando un radicale mutamento di paradigma nel mondo del lavoro. È altresì necessario anticipare esigenze e problemi, invece di rincorrerli. Le sfide epocali rappresentante dalla transizione energetica e, soprattutto, dall’intelligenza artificiale possono amplificare o ridurre il fenomeno mismtach nel mercato del lavoro, che va sanato investendo in programmi di formazione e rafforzando la partnership fra pubblico e privato per intercettare la domanda di nuove professioni.

di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl