Che si chiama “Pesca sostenibile”. Per chi?

Una contro ventisei: l’Italia ha votato da sola no alla proposta di Bruxelles di porre fine alla pesca a strascico entro il 2030. Il pacchetto complessivo ha un nome suggestivo e cioè “Pesca sostenibile e resiliente”, presentato appunto in Agrifish da Virginijus Sinkevicius, commissario per l’Ambiente. Oltre a limitare la pesca a strascico in tutta Europa, il pacchetto propone la creazione di ulteriori aree marine protette, più un divieto generale degli attrezzi mobili da pesca a contatto con il fondo nelle aree marine protette perché «non è in linea con i migliori pareri scientifici disponibili».
Tutto ciò, secondo l’Italia, «senza considerare l’impatto sociale, economico, su imprese, lavoratori e territori, basandosi su dati scientifici non aggiornati». Secondo gli operatori del settore, la fine della pesca a strascico porterebbe alla perdita di 7mila posti di lavoro e alla fine del business per il 20% della flotta peschereccia italiana, con un drastico abbattimento dei ricavi del settore del 50%. Per associazioni sindacali e datoriali, unite come non mai, un altro rischio è di far dipendere «totalmente» l’Italia dall’estero per l’approvvigionamento di prodotti ittici.
Venerdì 23 giugno, tutta l’Italia della Pesca si è mobilitata: da Genova a Sciacca, dalle associazioni degli imprenditori ai sindacati. A Bruxelles però l’Italia era da sola, ma «la Commissione europea dovrà tenere conto di questa posizione e adeguare la proposta secondo gli indirizzi emersi», ha commentato in una nota Federpesca. Come spiegato anche dal ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, «abbiamo il dovere di tutelare un settore strategico per la nostra nazione», «gli interessi del comparto vanno difesi, anche alla luce della posizione unanime della Commissione XIII Agricoltura della Camera dei deputati, che nei giorni scorsi aveva espresso il suo ‘no’ alla proposta della Commissione europea sulla Pesca. L’Italia chiede che vengano valutate, tra le altre, le ripercussioni socio-economiche ed occupazionali delle misure, che sia verificata l’introduzione di misure di contrasto della pesca; che venga incentivato l’utilizzo di motori termici con emissioni ridotte e che siano verificate le aree precluse alla pesca a strascico».