Mentre gli attori internazionali emergenti tentano a suon di milioni le stelle che militano in Europa, il movimento calcistico italiano prova a rilanciare la sua immagine

Le trattative private con i broadcaster dei club di Serie A (rappresentati da una commissione creata per l’occasione) servono a capire se esistono margini per ottenere offerte migliorative, ma fin qui le cose non si erano messe benissimo. Così la “partita” dei diritti tv per il massimo campionato di calcio nel prossimo periodo interessato, che avrà inizio nella stagione 2024/2025, è iniziata in salita. Il 3 luglio, poi, si terrà l’assemblea della Lega Serie A (slittata dall’iniziale data in programma del 30 giugno), in cui verrà reso noto l’esito di tali trattative e si prenderanno decisioni al riguardo. Gli attori interessati sono tre: Dazn, che vuole mantenere la posizione dominante del triennio peraltro ancora in corso, Sky (che ha già acquisito i diritti per le coppe europee per gli anni dal 2024 al 2027) e Mediaset (interessata soprattutto alla trasmissione delle partite in chiaro). La Lega, è noto, punterebbe ad incassare almeno 1,2 miliardi di euro, ma le offerte iniziali – come aveva anticipato alcuni giorni fa il presidente del Napoli campione d’Italia, Aurelio De Laurentiis – sono state di gran lunga inferiori alle attese. È un aspetto tutt’altro che marginale, con i principali organi del movimento calcistico italiano che puntavano invece a sfruttare “l’onda europea” delle tre finali di Roma (Europa League), Fiorentina (Conference League) e Inter (Champions League) per massimizzare i ricavi. Secondo Calcio e Finanza gli incassi per la stagione 2022/2023, appena archiviata, vedono sul podio Inter, Napoli e Milan, a seguire Juventus, Lazio e Roma. Nel confronto con l’Europa, nel mercato dei diritti tv anche la Bundesliga ci ha superati, attestandosi al terzo posto. La Premier League, ad oggi, appare irraggiungibile (seconda la Liga spagnola). Basti pensare che, dati alla mano, l’ultima squadra di Premier nella stagione 2021/2022, il Norwich, ha incassato comunque più della prima in Serie A. Sullo sfondo, in caso di mancati accordi, resta l’ipotesi di apertura di un canale della Lega. Ad ogni modo i diritti tv della Serie A tengono più o meno a galla l’intero movimento calcistico italiano, ma forse servono investimenti su più livelli – oltre ad una migliore qualità del prodotto – per rilanciare la sfida. Tanto più che all’orizzonte si profilano nuovi competitor – da alcuni anni la Major League Soccer statunitense, ma adesso in maniera più dirompente l’Arabia Saudita, che sta convincendo a suon di milioni tante stelle che militano nel calcio europeo ad approdare nel suo campionato –, potenzialmente in grado di rendere nel medio-lungo periodo più ostico l’avvio di un percorso davvero virtuoso da un punto di vista economico. Un’altra ipotesi di cui si discute da tempo per consolidare globalmente il marchio della Serie A è giocare una giornata di campionato all’estero, in stile NBA.