Mosca chiude procedimento per ribellione armata

«Non ci sono eroi in questa storia». Così, oggi, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, commentando l’ammutinamento del gruppo paramilitare Wagner di sabato scorso. Parlando con i giornalisti (e citato dall’agenzia di stampa Belta), Lukashenko ha sottolineato che le tensioni tra le parti – Wagner, appunto, da un lato, esercito russo dall’altro – ha condotto fino allo scontro: «La situazione ci è sfuggita di mano, poi abbiamo pensato che si sarebbe risolta, ma non è stato così». «Non nascondo – ha quindi aggiunto – che è stato doloroso assistere agli eventi che si sono verificati nel sud della Russia. Non solo per me. Molti dei nostri cittadini li hanno presi a cuore. Perché la Patria è una». Inoltre Lukashenko ha riferito che l’esercito bielorusso era stato messo in stato di allerta durante l’insurrezione del gruppo guidato da Yevgeny Prigozhin. Il presidente bielorusso ha parlato l’indomani del discorso di Vladimir Putin, in cui in un messaggio tv alla nazione di circa cinque minuti ha condannato «la ribellione che ha tradito il paese», ma in aggiunta ha sostenuto che i mercenari, molti dei quali possono essere definiti «patrioti», potranno unirsi all’esercito regolare oppure trasferirsi in Bielorussia. Intanto le agenzie russe riportano che il procedimento penale per ribellione armata è stato chiuso alla luce del fatto che «i suoi partecipanti hanno interrotto le azioni volte a commettere l’ammutinamento». Secondo Ukrainska Pravda il jet privato di Prigozhin è atterrato questa mattina, alle 6.40, all’aeroporto militare di Machulishchi, vicino a Minsk, in Bielorussia, partito da Rostov sul Don. Pochi minuti dopo un altro jet è atterrato allo stesso aeroporto da San Pietroburgo. Tuttavia il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato di non sapere dove si trovi il capo della Wagner: «Non dispongo di questa informazione e non posso dirvi nulla».