Alcuni segnali provenienti in generale dall’economia, al netto della buona performance e delle stime del Pil italiano, preoccupano e non poco. Ho ritenuto opportuno lanciare oggi un allarme, proprio in occasione del Congresso della UGL di Torino, territorio a vocazione industriale, il quale ha risentito più di altri del conflitto ucraino e del caro bollette, non riuscendo a stare, nei primi mesi dell’anno, in scia con la crescita del Paese. Anche Confindustria oggi, nella nota di giugno, ha segnalato l’accumularsi di segnali di indebolimento, specie per l’industria e le costruzioni, sebbene il +0,6% del Pil italiano nel 1° trimestre frutti una crescita già acquisita di +0,9% nel 2023. Non a caso, come Ugl, abbiamo chiesto al Governo di agganciare l’economia reale al dato di previsione del Pil e strumenti per mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori della fascia media. Il Governo Meloni ci ha ascoltato e ci sono le risorse per finanziare il taglio del cuneo fiscale fino a dicembre. Tuttavia, sempre Confindustria ha evidenziato un’altra debolezza dell’economia italiana ovvero che al netto di alcuni fattori positivi, come il settore dei servizi e il prezzo del gas che resta basso, l’occupazione sempre in aumento, fatto che alimenta il reddito disponibile totale delle famiglie, ovvero l’inflazione lenta a scendere e, contemporaneamente, i tassi di interesse, quindi il costo del denaro, in aumento che frenano consumi e investimenti. Segnali contrastanti che rischiano di annullarsi tra di loro e di dare come risultato una pericolosa stasi. La frenata delle economie di Francia e Germania rischia, inoltre, di impattare negativamente proprio sull’export del nostro settore automotive.
Ecco perché, ci sentiamo ancora di condividere con Confindustria le preoccupazioni che la stretta al credito potrebbe generare. A causa del costante rialzo dei tassi di interesse deciso dalla Bce e arrivato a giugno al 4,00%, al fine di combattere l’inflazione e riportarla al tasso del 2%, il tasso pagato per i prestiti dalle imprese italiane è salito ancora in aprile ad un più che ragguardevole 4,52%. Condizioni di accesso al credito sempre più onerose che stanno frenando il credito bancario in forte riduzione al -1,9% annuo in aprile.
Il problema è che tutto ciò si verifica, mentre abbiamo un conflitto in corso alle porte d’Europa e mentre l’economia mondiale e il mondo del lavoro si trovano alle prese con la sfida nuova epocale dell’intelligenza artificiale. Sfida che sarebbe difficile superare a fronte di tali e diversi segnali di debolezza delle economie in generale e di quella italiana in particolare. Infatti, nel mese di aprile si è accentuato il calo della produzione (-1,9%), quarta contrazione mensile consecutiva, e, in particolare, quello della manifattura (-2,1%), settore che finora aveva tenuto bene e strategico per l’economi italiana. Come se non bastasse, la fiducia delle imprese è di nuovo calata.
È fondamentale, dunque, agire al più presto.

du Francesco Paolo Capone – Segretario Generale Ugl