Esselunga, tra frode fiscale e un’illecita filiera della “mandopera”

La Guardia di Finanza, su delega della procura di Milano, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza nei confronti di Esselunga per l’importo complessivo di 47.765.684,45 euro. Complessivamente le fatture inesistenti ammontano a oltre 221 milioni di euro. Il provvedimento è stato disposto nell’ambito di un’inchiesta del pm Paolo Storari, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano con la collaborazione del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate, e nell’ambito del fenomeno della somministrazione illecita di manodopera. Almeno altre 15 le inchieste aperte dalla procura del capoluogo lombardo, con uno schema più o meno identico, che coinvolgono aziende “big” della logistica. Si va dal colosso della logistica Dhl Supply Chain (Italy) al gruppo Gls alla Spumador spa, il Salumificio Beretta, il gruppo dell’agroalimentare Spreafico spa, Movimoda, passando per le multinazionali Uber, Tnt, Lidl e la Fiera Milano, Schenker, Aldieri spa, il gruppo Cegalin – Hotelvolver, Brt, Geodis. Quanto emerso è un metodo ben rodato per evadere l’Iva e frodare il fisco tramite l’utilizzo del lavoro interinale. Nel caso specifico di Esselunga, lo schema sarebbe il seguente: una serie di società “serbatoio”, cooperative o srl, forniscono la manodopera e si avvicendano trasferendo i lavoratori dall’una all’altra, omettendo i versamenti Iva e spesso manipolando le buste paga. Le società “filtro”, in genere consorzi, rifatturano le prestazioni ai committenti finali. I committenti finali, appunto le grandi aziende, che stipulano i contratti con le società “filtro” o direttamente con i “serbatoi”. Se questa non è una vera e propria “filiera della manodopera”…