Lavoratori domestici: 76 mila in meno. Non è un lavoro per giovani, età media 50-54 anni

Secondo l’Osservatorio Inps sul lavoro domestico, nel 2022 i lavoratori con contributi sono stati 894.299, il 7,9% in meno rispetto al 2021 (-76.548). Flessione che si presenta dopo gli incrementi del biennio 2020-2021, dovuti ad una regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di spostarsi durante il periodo di lockdown e all’entrata in vigore del decreto Rilancio (dl n. 34 del 19-5-2020) che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari. Registrata anche una diminuzione dei lavoratori italiani (-6,6%). Fino al 2019, il trend decrescente del numero complessivo dei lavoratori domestici è simile tra maschi e femmine, anche se la composizione per genere evidenzia una netta prevalenza di donne, il cui peso è aumentato nel tempo raggiungendo nel 2019 il valore massimo degli ultimi sei anni (88,6%). Con l’incremento di lavoratori del biennio 2020-2021, il peso delle donne è diminuito e nel 2022 si attesta all’86,4%, mentre gli uomini, scendendo nel 2022 sotto le 122mila unità, fanno registrare un decremento di oltre il 18% rispetto al 2021. Dal punto di vista della nazionalità, 316.817 lavoratori, pari al 35,4% del totale, provengono dall’Europa dell’Est, mentre 272.583 lavoratori sono italiani (30,5%). Dal Sud America il 7,8% e dall’Asia Orientale il 6,8%. Relativamente alla tipologia di lavoro, prevale la “Colf”, prevalente tra i lavoratori italiani, con il 52% del totale dei lavoratori, contro il 48% della “Badante”, quasi tutti stranieri. La classe d’età “50-54 anni” è quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici, con peso pari al 17,2% del totale, mentre il 21,4% ha un’età pari o superiore ai 60 anni e solo l’1,9% ha un’età inferiore ai 25 anni.