di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

I rapporti tra Italia e Francia proseguono in modo altalenante. Sembrerebbe esserci qualche concreto passo in avanti sul tema delicatissimo della gestione delle migrazioni e degli sbarchi, in passato al centro dello scontro fra i due Paesi, con una maggiore sintonia, come dichiarato da Giorgia Meloni dopo l’incontro con Macron: «Mi pare che la posizione chiesta dall’Italia, cioè concentrarsi sulla dimensione esterna per affrontare dignitosamente la questione interna, sia convergente». E poi anche l’Eliseo parrebbe condividere l’idea della necessità di sostenere Tunisia e Libia nel contrasto agli scafisti e nel contenimento dell’immigrazione clandestina. Eppure resta dissonante la scelta di Parigi di appoggiare per l’organizzazione di Expo 2030 la candidatura di Riad, capitale dell’Arabia Saudita, Paese non certo famoso per il rispetto dei principi democratici, dei diritti umani e delle tutele del lavoro, al posto di Roma, e quindi dell’Italia, stato occidentale e membro fondatore dell’Ue. Una scelta ufficiale, quella di Parigi, con un voto in favore dei sauditi nell’assemblea generale del Bureau International des Expositions. Una decisione sicuramente motivata da interessi politici e geopolitici francesi, ma che appare inopportuna, specie dopo le polemiche e gli scandali che hanno seguito una vicenda per molti versi simile, ovvero la decisione di far ospitare al Qatar, piccolo ma potente Stato della stessa penisola araba, gli ultimi mondiali di calcio. Polemiche riguardanti il rispetto dei diritti degli operai addetti alla costruzione delle strutture e scandali su corruzione e tangenti che hanno investito il Parlamento europeo ed in particolare l’area progressista. Ed ora la Francia di Macron ha deciso di sostenere la monarchia di Mohammad bin Salman, quella del caso Khashoggi, e non, come dovrebbe essere quasi ovvio e scontato, l’unica candidatura europea in corsa per Expo 2030, quella italiana. Il premier Meloni non ha voluto insistere sulla questione, né alimentare ulteriori polemiche: «Mi pare che da tempo la Francia abbia espresso il suo sostegno a Riad, ma non è stato oggetto del nostro confronto», così a seguito del bilaterale con Macron avvenuto in occasione dell’assemblea di Expo, dichiarando che l’Italia, piuttosto che insistere o giudicare, per ottenere l’assegnazione a Roma si concentrerà «su chi non ha ancora espresso le sue preferenze». Senza avere gli oneri strategici e diplomatici del governo, noi dell’Ugl non possiamo che stigmatizzare la decisione francese di non “fare squadra” con un partner europeo come l’Italia ed augurarci che alla fine il nostro Paese riesca a prevalere. Sia perché qui, pur con tutte le battaglie ancora da fare, possiamo garantire ai lavoratori regole e garanzie, anche sul tema della salute e sicurezza, sia per rendere meno retorici e più concreti i proclami internazionali sul rispetto dei diritti umani. Ma anche perché per l’Italia ed in particolare per la nostra capitale, ultimamente piuttosto in affanno quanto a decoro urbano, sicurezza e benessere, l’Expo potrebbe essere una grande occasione di crescita, occupazione e sviluppo.