A rischio povertà 2,7 milioni di lavoratori. Pari all’11,5%, dato superiore alla media europea, rimasto stabile nell’ultimo quinquennio

Ciò che emerge sull’Italia dal Rapporto Istat sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, aggiornamento e analisi delle misure statistiche finalizzate al monitoraggio di Agenda 2030, è una fotografia con diverse contraddizioni. Se negli ultimi dieci anni ci sono segnali positivi per l’Italia in tema di sviluppo sostenibile – con il 58,6% delle misure risulta in miglioramento, il 21,3% stazionario e il 20,1% in peggioramento -, nel 2022 circa 2,7 milioni di persone (l’11,5%), malgrado lavorino, sono a rischio povertà. La situazione più grave è quella dei lavoratori stranieri, visto che un quarto di loro è a rischio, ma lo è altrettanto un quinto della popolazione italiana. Il dato è superiore alla media europea, pressoché stabile nell’ultimo quinquennio. Tuttavia, tra il 2021 e il 2022, è diminuita la percentuale di persone in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale (-1,4%) e di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (-1,0%).
Quanto allo Sviluppo sostenibile, nei Goal 5 (Parità di genere), 7 (Energia pulita), 8 (Lavoro e crescita economica), 12 (Consumo e produzione responsabile), 16 (Pace, giustizia e istituzioni) e 17 (Partnership per gli obiettivi), tre quarti o più delle misure presentano una variazione positiva. Nei Goal 2 (Fame zero), 4 (Istruzione), 11 (Città sostenibili) e 13 (Cambiamento climatico) oltre un terzo degli indicatori peggiora. Negli ultimi 10 anni, quasi la metà (47,8%) delle 159 misure statistiche analizzate indica una convergenza tra le regioni, il 17,6% è stabile e il 34,6% mostra una divergenza regionale. Il divario territoriale si riduce su digitalizzazione, ricerca e sviluppo, diverge di più su energia pulita e città sostenibili.