Nel medio periodo fattori di rischio al ribasso. Dal 2021 spese per la cosa aumentate del 47%

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avrà un impatto di quasi tre punti percentuali al 2026. È quanto scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio nel Rapporto sulla politica di bilancio, spiegando che la realizzazione del Piano e i suoi tempi rappresentano un «elemento fondamentale di cui tener conto nella valutazione delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica». Per il momento, comunque, l’Upb prevede rischi al rialzo per le stime di crescita del PIL del 2023, legate soprattutto ad un primo trimestre più favorevole di quanto preventivato, con l’economia cresciuta dello 0,6% congiunturale. Al contrario, per il medio periodo i fattori di rischio per il nostro Paese si confermano invece orientati al ribasso. Nel Rapporto, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha poi dedicato un approfondimento all’impatto dell’inflazione sulle famiglie italiane, ricordando come nel 2022 l’indice dei prezzi al consumo abbia toccato un picco del +8,1%, il valore più elevato dal 1995, quando registrò un +9%. Gli aumenti che hanno cominciato a manifestarsi nella catena produttiva già nella primavera del 2021, hanno fatto sì che ad aprile del 2023 i consumatori italiani si ritrovassero a fronteggiare diversi aggravi di spesa, come quello relativo alle spese sull’abitazione, che ha portato ad un aumento complessivo di questa categoria di spese del 47% nell’arco di due anni. Basti pensare che in totale la spesa per il gas è aumentata del 196% e quella per l’elettricità del 207%. Nello stesso periodo, i prezzi dei prodotti alimentari hanno registrato un aumento complessivo di circa il 20,3% e, se ora si prevede un graduale rientro per l’inflazione in generale, per le voci core e gli alimentari il processo dovrebbe essere più lento.