La scaramanzia serve, ma quello che occorre alle ragazze ai ragazzi di oggi dopo la maturità va ben oltre.
Da domani, mercoledì 21 giugno, per oltre 500mila studenti iniziano gli Esami di Stato della Scuola secondaria di II grado per l’anno scolastico 2022/2023. È in calendario la prima prova, quella di italiano, comune a tutti gli indirizzi di studio, compresi anche quelli degli Istituti professionali di nuovo ordinamento.
Si può certamente condividere l’invito del ministro Valditara e cioè, oltre al rituale «in bocca al lupo», rivolto agli studenti quello di affrontare la maturità senza timori e con serenità. La maturità è sempre il più grande scoglio da affrontare, l’ingresso nella vita adulta e per quanto lo si possa affrontare con serenità, non può non suscitare dubbi, domande, aspettative, incertezze soprattutto per quello che arriverà dopo, dal percorso degli studi allo sbocco nel mondo del lavoro.
Come pubblicato anche nel Rapporto Censis-Ugl del 2023 in occasione del 1° Maggio di quest’anno, pesa fortemente sul futuro di tanti giovani il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro, la principale causa di disoccupazione, precariato, povertà e posizioni scoperte. I quali anche per questa ragione decidono di andare all’estero. Una via d’uscita è l’emigrazione, fenomeno che negli ultimi due anni, 2021 e 2022, si è ridotto da 130mila passando a 80 mila emigrati, che, tuttavia, resta una cifra considerevole. Ancora di più se si pensa che i giovani emigrati fino a 34 anni sono cresciuti dal 37% al 61%. A fronte di tutti ciò, le imprese italiane dichiarano di avere difficoltà a rispondere ai propri fabbisogni occupazionali.
Ragazze e ragazzi, da domani in poi, ce la devono mettere tutta, ma anche gli adulti, sfruttando l’occasione irripetibile del Pnrr, devono fare la loro parte, perseguendo l’obiettivo che per il nostro Paese deve diventare prioritario e cioè trattenere in Italia la forza lavoro, e soprattutto i giovani, facendo coincidere la domanda con l’offerta. Il tasso di disoccupazione giovanile in senso stretto (15-24 anni) è al 23,7%; il 39,3% dei giovani che lavorano, oltre 2 milioni in valore assoluto, svolge lavori cosiddetti non standard perché a termine e/o part time, che non garantiscono la retribuzione e la stabilità necessarie ad avere un tenore di vita adeguato e, soprattutto, a fare progetti per il futuro. Così non va e, soprattutto, non deve più andare.
La scelta del Governo, con l’abolizione del RdC, di puntare sul reinserimento degli occupabili rappresenta un primo passo significativo. Ma l’innovazione tecnologica, il processo verso la transizione digitale e l’intelligenza artificiale impongono un ripensamento complessivo dei programmi di orientamento al lavoro e una profonda revisione del sistema dell’istruzione scolastica con una prospettiva di medio e lungo periodo, investendo allo stesso tempo maggiori risorse sulla formazione al fine di rendere più efficiente il nostro mercato del lavoro.

di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl