di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

È sufficiente pensare che si tratti di una trovata per far parlare di sé, di una battuta malriuscita? Forse, stavolta, no. Il riferimento, naturalmente, è alla frase pronunciata da Beppe Grillo. Ancora oggi figura di vertice tra i 5 Stelle, il garante del Movimento nel corso della manifestazione organizzata da Conte “contro il governo Meloni”, ha detto testualmente: “Cominciate a fare le brigate di cittadinanza, mascheratevi col passamontagna e di nascosto andate a fare i lavoretti, mettete a posto marciapiedi, aiuole, tombini. Fate il lavoro e scappate”. Neanche c’è bisogno di chiedersi quali sarebbero stati i commenti sull’istigazione a delinquere, derubricata in questo caso a “gusto del paradosso” dal padrone di casa, ovvero l’ex premier ed ex avvocato del popolo, se fosse arrivata a parti alterne. Con la destra, ad esempio, a protestare contro un governo come il Conte due. Quando si proclamavano lockdown da un giorno all’altro e si stabiliva chi fossero i congiunti con cui potersi vedere a cena, cosa sarebbe accaduto se qualche leader politico dell’allora opposizione avesse incitato i suoi a compiere illegalità per autodefinite “azioni pacifiche e utili per la propria comunità”? Dopo questa frase così disturbante, sono arrivate molte reazioni di sdegno da parte di vari esponenti del Centrodestra, che hanno ricordato come le parole usate da una persona come Grillo, che, comunque la si giudichi, ha certamente una buona padronanza del vocabolario, non sono state casuali, ma pericolosamente volute. Il termine “brigate”, usato in un contesto politico, invitando all’uso del passamontagna per opporsi a un governo di segno opposto, nel nostro Paese rievoca un passato sanguinoso, neanche troppo lontano nei tempi lunghi della storia. Un passato che sarebbe il caso di tenere il più possibile chiuso nel cassetto dei brutti ricordi. Meglio non aizzare le folle contro un avversario da trasformare in nemico, perché, anche se i tempi sono fortunatamente cambiati, non si può escludere che qualche esagitato prenda alla lettera l’incitamento. L’hanno detto in tanti, eppure il comico genovese, come prevedibile, non solo non ha chiesto scusa, ma ha anche rincarato la dose con una foto ed un nuovo post dello stesso tenore pubblicato sui social, per poi dire oggi che era “una boutade”. L’impressione, però, chiarito questo punto importante, è che stavolta il vero “bersaglio” del comico non fossero né aiuole, buche o tombini da sistemare, né i canali esondati dell’Emilia Romagna, né, tutto sommato, la destra, anche se certamente avversata da Grillo. A fare le spese delle sue esternazioni, è stato, infatti, soprattutto il Pd di una fin troppo ingenua Schlein. Una segretaria in cerca d’autore, corsa a sostenere la manifestazione di un altro partito, nell’obiettivo di realizzare un’alleanza con un M5s tra l’altro ai minimi storici, anche a costo di continuare a perdere pezzi importanti del suo Pd, fra chi non si rassegna nel vedere un partito che era, con tutti i suoi limiti, moderato e socialdemocratico, trasformato in una formazione estremista senza nessuna prospettiva maggioritaria. Su questo la sinistra di buon senso dovrebbe seriamente riflettere.