Approvato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana, il testo inizia l’iter parlamentare tra molte polemiche

Un test importante attende il governo. Quello relativo alla riforma della Giustizia che ha spaccato l’arco parlamentare e suscitato molte polemiche tra i magistrati. Dopo essere stato approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri – previste diverse novità: l’abrogazione del reato d’abuso di ufficio, una stretta sulle intercettazioni pubblicate sulla stampa, ‘introduzione di un collegio di tre giudici per le questioni di custodia cautelare…–, il testo è stato bollinato oggi e può iniziare così l’iter parlamentare, approdando domani alla Camera. Il dibattito si preannuncia acceso, con il Movimento 5 stelle che ha assicurato una dura opposizione – un’approvazione del testo, sostiene il presidente del M5s, Giuseppe Conte, comporterebbe «passi indietro su tutto il fronte del contrasto alla corruzione» –, trovando probabilmente la sponda del Partito democratico, in tumulto dopo la partecipazione della segretaria Elly Schlein alla manifestazione di sabato organizzata dal M5s «contro la precarietà sul lavoro», a Roma. «Dalle bozze che abbiamo visto la montagna ha partorito un topolino rispetto agli annunci, anzi con alcune scelte che potrebbero ottenere addirittura degli effetti contrari a quelli annunciati», ha detto Schlein, commentando a SkyTg24 la riforma. Più favorevole invece il Terzo Polo, con le due anime che lo compongono, Italia viva e Azione, che hanno ammesso di apprezzarne alcuni punti – in particolare, Carlo Calenda ha detto di accogliere con favore l’introduzione di un collegio di tre giudici per le questioni di custodia cautelare –, con Matteo Renzi che s’è spinto oltre, fino a sostenere che la riforma «va nella giusta direzione», ma è addirittura «troppo timida». «Interverremo per attuare completamente l’articolo 15 della Costituzione che afferma la libertà e la segretezza delle conversazioni», ha annunciato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ad “Agorà”, su RaiTre. «In questo momento siamo intervenuti parzialmente per tutelare il terzo, cioè la persona che viene citata nelle conversazioni di altri», ha aggiunto, assicurando che gli interventi «naturalmente» non comprometteranno «le indagini per i grandi crimini della delinquenza organizzata».