L’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro, i due strumenti che andranno a sostituire il Reddito di cittadinanza, mantengono, anche dopo il primo passaggio in Parlamento, la loro struttura iniziale, salvo qualche piccolo correttivo, destinato, però, a non avere effetti sullo stanziamento previsto che, nel corso del 2024, sarà superiore ai 7 miliardi di euro. L’Assegno di inclusione può essere richiesto anche per i componenti del nucleo familiare in condizione di svantaggio, inseriti in programmi di cura e di assistenza dei servizi socio sanitari territoriali. Conseguentemente, è anche rivista la scala di equivalenza, con questi ultimi componenti che pesano per lo 0,4; il parametro è ulteriormente incrementato dello 0,1 per ogni componente disabile o non autosufficiente. Per la definizione del nucleo, le persone inserite in percorsi di protezione per violenza di genere costituiscono nucleo a sé stante; non sono neanche soggetti agli obblighi di attivazione. Rispetto all’accesso alle banche dati, è molto importante il riferimento all’Anagrafe nazionale della popolazione residente, che potrebbe facilitare, e di molto, il riscontro del possesso dei requisiti anagrafici e di residenza, senza per forza passare dai comuni. La presentazione della domanda per l’Assegno di inclusione e per il Supporto per la formazione e il lavoro può avvenire anche per il tramite dei centri di assistenza fiscale, previa stipula di una convenzione con l’Inps. L’attivazione dei beneficiari, inoltre, può essere fatta presso i soggetti accreditati ai servizi per il lavoro e non solo presso i centri per l’impiego. Le somme percepite non possono essere utilizzate per l’acquisto di sigarette, anche elettroniche, di giochi pirotecnici e di prodotti alcolici. Le risorse del fondo povertà sono utilizzabili per i percettori dell’Assegno e per gli altri nuclei familiari o singoli individui in simili condizioni di disagio economico. È congrua l’offerta di lavoro raggiungibile in non oltre 120 minuti con il trasporto pubblico. Al fine di gestire la fase transitoria, i servizi sociali, entro sette mesi e comunque non oltre il 31 ottobre 2023 (la data indicata precedentemente era del 30 giugno), per il tramite della piattaforma Gepi l’avvenuta presa in carico del percettore del Reddito di cittadinanza; con questo adempimento, la persona continuerà a percepire il Reddito per il periodo indicato che non può superare la data del 31 dicembre 2023. In assenza della comunicazione da parte dei servizi sociali, viene sospesa l’erogazione del beneficio economico che potrà essere riattivato successivamente all’espletamento dell’obbligo da parte del comune.