di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Le tasse sul lavoro troppo alte sono una criticità strutturale del sistema produttivo italiano che si riflette in modo considerevole sul benessere dei lavoratori, sulla vitalità dell’economia e sulla quantità e qualità dell’occupazione. Ed ora, poi, con la spirale inflattiva, con i rincari dei beni energetici e alimentari, il reddito reale dei lavoratori si è ulteriormente ridotto. È fondamentale, pertanto, rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale e ridurre in maniera consistente il peso della tassazione sul lavoro al fine di rafforzare il potere d’acquisto delle retribuzioni e rilanciare i consumi delle famiglie. Dei provvedimenti importanti sono stati già realizzati ed il giudizio in questo senso non può che essere positivo, e la strada intrapresa va percorsa fino in fondo, perché la chiave di volta per una ripresa economica e sociale del Paese passa per una visione espansiva e di sviluppo: tasse sul lavoro più basse, quindi maggiori assunzioni e maggiori consumi, con un circolo virtuoso di maggiore ricchezza diffusa. Questa impostazione è ora ancor più necessaria, se si considera che abbiamo a che fare con una spirale inflattiva non determinata dalla crescita economica, ma dai rincari causati dalla crisi energetica, ed anche per questo le politiche monetarie della Banca Centrale Europea non sembrano la migliore soluzione in un simile contesto, rischiando di aggiungere rincari a rincari, quello degli interessi sui prestiti al già considerevole aumento delle utenze e dei prezzi di molti beni essenziali. Sulle spalle dei cittadini europei, sui lavoratori e sulle stesse imprese. In questo contesto così difficile è importante che si proceda nel disegno di ridimensionare in modo organico e definitivo il peso del fisco sul lavoro, con un riequilibrio della tassazione fra le rendite finanziarie da un lato e gli introiti derivanti dal lavoro e dalla produzione, rendendo strutturale il taglio del cuneo fiscale e contributivo, a cominciare dalle fasce sociali più deboli e quindi dal lavoro dipendente, con una prospettiva più ampia, però, sul lungo termine, per favorire non solo i redditi di chi già lavora, ma anche maggiori e migliori possibilità occupazionali per chi un lavoro lo sta cercando. Perché l’inflazione c’è e i consumi si contraggono, a dimostrazione della complessità di una situazione che non sembra essere stata pienamente compresa dalla Bce. L’obiettivo deve essere quello di un rilancio del potere d’acquisto, quindi dei consumi, quindi della produzione e dell’occupazione ed in questo contesto rendere strutturale il taglio del cuneo sembra particolarmente importante. Così come sarebbe importante procedere verso una riforma fiscale complessiva, che tuteli lavoratori, imprese e famiglie, con una rimodulazione volta a premiare chi investe, economicamente o personalmente, sul futuro del Paese.