di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Oggi è il giorno dell’ultimo saluto a Silvio Berlusconi, per commemorare un uomo diventato uno dei simboli dell’Italia degli ultimi decenni, conosciuto a livello planetario dati i risultati raggiunti in campo non solo politico, ma anche economico, sportivo e culturale, come dimostra la partecipazione alle sue esequie di personalità di altissimo calibro provenienti da tutto il mondo. Eppure, anche in questo momento così delicato, non sono mancate le polemiche da parte di alcuni, non tutti fortunatamente, dei suoi oppositori più o meno noti, attuali o passati. Polemiche sul ricordo della sua avventura umana, imprenditoriale e politica, ma anche sull’opportunità di disporre i funerali di Stato ed il lutto nazionale da parte del Consiglio dei Ministri. La spiegazione per questo atteggiamento particolarmente inopportuno deriverebbe dal fatto che, come si sente spesso dire in questi giorni, Silvio Berlusconi sarebbe stato un personaggio “divisivo”, a causa delle sue idee e delle sue azioni. In realtà, sebbene, come chiunque e come i leader in particolare, abbia avuto estimatori e detrattori, più che essere divisivo lui, sembra che ad essere troppo divisa sia come sempre la nostra comunità nazionale. I giudizi caustici su Berlusconi derivano essenzialmente dalla sua scelta di campo nel versante della destra e provengono nello specifico da chi non riesce ad uscire da quel clima, per fortuna oggi solo ideologico, di “guerra civile”, che in Italia sembra non finire mai. Un’impostazione di pensiero in base alla quale non si riesce a vedere nell’altra parte politica la rappresentanza di idee ed interessi legittimi, seppur differenti, ma un “virus” da debellare, con i mezzi a disposizione, estraneo rispetto al corpo “buono” della nazione anche quando maggioritario nei consensi. Di esempi da fare ce ne sarebbero moltissimi. Questo atteggiamento ha coinvolto anche Berlusconi, nel lungo periodo nel quale il Cavaliere è stato a capo del centrodestra italiano, gli attirato contro una vera e propria persecuzione giudiziaria, una campagna mediatica di delegittimazione costante, ha impedito di osservare e ammirare con sincerità i successi evidenti ottenuti anche oltre il campo della politica, che lo hanno reso un personaggio di primo piano a livello mondiale e per i quali la scelta dei funerali di Stato ed anche del lutto nazionale, al netto dei pregiudizi, appare quasi ovvia e scontata. Una negazione dei meriti dell’avversario che dall’altra parte – con tutta evidenza – non c’è e non c’è mai stata, in una destra che appare, per quanto alcuni facciano fatica ad ammetterlo, molto più matura e sinceramente democratica, basti pensare all’esempio, spesso citato in questi giorni, dell’omaggio di Almirante a Berlinguer nel giorno dei funerali del segretario del Pci. La speranza è che le riflessioni che la morte di Berlusconi sta imponendo un po’ a tutti facciano cambiare le cose nel futuro. Questa sarebbe un’ultima grande rivoluzione lasciata in eredità dal Cavaliere alla politica italiana, stavolta non solo alla destra, ma anche alla sinistra. Servirebbe, però, un moto di coraggio, la capacità di mettersi in discussione e soprattutto una buona dose di orgoglio nazionale.