Redditi 2021 in media -5,3% su 2007. Eppure sono in crescita. A pagare di più il lavoro autonomo (-10,5%) e il lavoro dipendente (-7,5%), escluso quello pubblico e pensioni.

Secondo l’Istat, che ha pubblicato oggi il report sulle condizioni di vita e reddito delle famiglie, nel 2021 il reddito medio delle famiglie (33.798 euro) è tornato a crescere sia in termini nominali (+3%) sia in termini reali (+1%). Ma la contrazione complessiva dei redditi familiari rispetto al 2007, anno che precede la prima crisi economica del nuovo millennio, resta ancora notevole, con una perdita in termini reali pari in media al 5,3%, contrazione che subisce significative differenze territoriali. La flessione dei redditi è stata particolarmente intensa per le famiglie la cui fonte di reddito principale è il lavoro autonomo (-10,5%) e il lavoro dipendente (-7,5%), mentre le famiglie il cui reddito è costituito principalmente da pensioni e trasferimenti pubblici hanno sperimentato un incremento pari all’8,4% nel periodo. Rispetto all’anno precedente, nel 2021 i redditi familiari medi in termini reali sono diminuiti solo nel Mezzogiorno (-1,7%) mentre sono cresciuti in modo significativo nel Nord-Est (+3,3%) e al Nord-Ovest (+2,5%), invariati al Centro. Nel 2022 poco meno di un quarto della popolazione italiana (24,4%) è a rischio povertà o esclusione sociale, quasi come nel 2021 (25,2%). Grazie alla ripresa dell’economia dopo la pandemia e l’incremento di occupazione e redditi, si riduce però significativamente la popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,5% rispetto al 5,9% del 2021) e rimane stabile la popolazione a rischio di povertà (20,1%).