I dati odierni dell’Istat avallano una posizione molto chiara dell’Ugl: il taglio del cuneo fiscale deve diventare strutturale, a fronte di aspetti di sempre e nuovi che si stanno delineando.
L’Istat, nella nota sul mercato del lavoro, oggi segnala che nel I trimestre 2023 gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione. Si tratta dell’ottavo trimestre consecutivo in cui si osserva un aumento tendenziale dell’occupazione. L’aumento di 513 mila occupati, rispetto al I trimestre 2022 e quindi in un anno, fa segnare una crescita del +2,3% e rispetto al trimestre precedente, di 104 mila unità, del +0,4%. Ciò vuol dire che l’occupazione sta crescendo più del Pil ed è un fatto positivo da considerare. Ma c’è un aspetto negativo, altrettanto importante da tenere in considerazione, evidenziato dallo stesso Istituto: un «rilevante» aumento del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula) nel I trimestre, che «raggiunge valori tra i più alti in serie storica». Guardando alle percentuali, rispetto al trimestre precedente, la crescita è dell’1,8% con un aumento sia delle retribuzioni (+1,2%) sia, in misura maggiore, degli oneri sociali (+3%). Sull’anno la crescita è ancora più intesa e pari al +3,9%, con un +3,4% per la componente retributiva e un +5,4% e per gli oneri sociali.
A fronte di tutto ciò, diventa ancora più valido quanto già espresso dall’UGL in occasione dei tavoli di trattativa con il Governo.
Prima di tutto, occorre riequilibrare il differenziale tra la tassazione sulle rendite finanziarie e quello sul lavoro e sulla produzione, rendendo strutturale il taglio del cuneo fiscale e contributivo, partendo dal lavoro dipendente. Così come occorre, allo stesso tempo, affermare il principio per cui le imprese che assumono e investono devono essere incentivate a farlo. E, alla luce della contrazione dei consumi che tanto sta allarmando le imprese, va rafforzato il potere d’acquisto dei redditi da lavoro dipendente e da pensione.
Tutto ciò, ovviamente, può passare soltanto da una riforma fiscale equa, che tenga conto dei carichi familiari e che riduca l’evasione e l’elusione, non limitandosi però a una semplice riduzione della pressione fiscale, ma ad avere come obiettivo quello di superare in modo strutturale la fiscalità organizzata sul contribuente-individuo per passare al contribuente-famiglia.
Soluzione quest’ultima, che darebbe, insieme ad una riforma fiscale che tenga conto dei carichi familiari, una prima, quanto necessaria, risposta al fenomeno delle culle vuote.

di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl