Il 1° luglio prossimo, salvo correttivi dell’ultima ora che potrebbero posticipare il via libera, inizierà a produrre i propri effetti il nuovo Codice dei contratti pubblici, conosciuto anche come Codice degli appalti. Si tratta del decreto legislativo 36/2023, in attuazione della legge delega contenuta nella legge 78/2022. La nuova normativa va a sostituire il precedente decreto legislativo 50/2016. È opportuno ricordare la genesi di questo provvedimento. È con il governo Draghi che si dà mandato al Consiglio di Stato di predisporre un testo in linea con i criteri della delega e con i principi eurocomunitari, a partire proprio dalla tanto dibattuta questione del subappalto a cascata. Su questo tema, politica e parti sociali sono sempre stati d’accordo sulla previsione di introdurre delle limitazioni al subappalto; l’ipotesi, però, è stata bocciata dalla Commissione europea, in quanto contrastante con la disciplina sulla libera concorrenza. Al nuovo testo ha lavorato il presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, prematuramente scomparso, proprio dopo aver consegnato al ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, lo schema di decreto legislativo. Successivamente, la bozza è arrivata in Parlamento per il parere delle competenti commissioni, prima del passaggio conclusivo in Consiglio dei ministri e la pubblicazione in gazzetta ufficiale. Siamo davanti ad un provvedimento corposo, composto da 229 articoli più una serie di allegati, che però non esauriscono l’intera disciplina poiché sono attese delle linee guida.