Ad aprile produzione industriale in calo del 7,2% annuo. Meno marcato la contrazione su marzo: -1,9%

Un “bel” tonfo: secondo l’Istat l’indice della produzione industriale, corretto per gli effetti di calendario, ad aprile 2023 diminuisce in termini tendenziali, cioè rispetto al 2022, del 7,2%. Flessioni tendenziali si manifestano in tutti i comparti: riduzione modesta per i beni strumentali (-0,2%), ma più rilevanti per l’energia (-12,6%), i beni intermedi (-11,0%) e i beni di consumo (-7,3%). Meno marcata la flessione dell’indice destagionalizzato, cioè rispetto a marzo 2023, che diminuisce dell’1,9%. Nella media febbraio-aprile, il livello della produzione cala dell’1,3% rispetto ai tre mesi precedenti. Anche l’indice destagionalizzato mensile segna diminuzioni congiunturali in tutti i comparti: per i beni intermedi (-2,6%), per i beni strumentali (-2,1%) e, in misura meno marcata, per i beni di consumo (-0,4%) e l’energia (-0,3%). Le flessioni più ampie si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-17,2%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-13,6%) e nella fabbricazione di prodotti chimici e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-10,9% per entrambi i settori). Gli unici settori di attività economica in crescita tendenziale sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,7%), la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+2,1%) e la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+0,6%). Pensare che l’Ocse, soltanto due giorni fa, ha consistentemente rivisto al rialzo le previsioni di crescita economica dell’Italia per quest’anno: un aumento del Pil dell’1,2%, praticamente il doppio di quanto indicato lo scorso 17 marzo. Un campanello d’allarme ora è squillato.