di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Mentre tutta l’Europa politica attende la probabile svolta conservatrice nell’Ue, qualcosa sembra muoversi sul fronte della gestione delle migrazioni, seppure fra mille incertezze. Dopo la visita a Tunisi del premier Meloni, incentrata sul tentativo di impostare una più solida collaborazione fra i due Paesi, e l’annuncio di un nuovo incontro, assieme a Von der Leyen e Rutte, previsto per domenica prossima, oggi, nella riunione dei ministri degli Interni Ue, a Lussemburgo, il tema primario resta quello della gestione delle migrazioni. Si tratta per un accordo che la Commissione ed alcuni membri, come la Germania e la Spagna, vorrebbero raggiungere il prima possibile. Conciliare la “responsabilità” dei Paesi di primo approdo, finora di fatto imposta, e la “solidarietà” degli altri Stati, quelli non direttamente interessati dagli sbarchi, rimasta praticamente sulla carta. Queste le due parole d’ordine sulle quali trovare un compromesso. Si dovrebbe includere, però, come giustamente detto dal ministro italiano Piantedosi, anche anche un’altra forma di “responsabilità”, quella nei confronti dei cittadini europei. Sarebbe, in concreto, da aggiungere una terza parola d’ordine, ancora troppo poco considerata ed invece fondamentale per tutti i blocchi geografici dell’Unione, sia quello dei Paesi del Sud, che del Nord, che anche dell’Est: “sicurezza”. La sicurezza dei confini e quella del territorio europeo, da realizzare con iniziative congiunte, impostando diversi rapporti coi Paesi di provenienza e di transito, per regolarizzare le partenze e rendere effettivi i rimpatri. Per ora l’ipotesi di accordo verte, in estrema sintesi, su un’alternativa ai ricollocamenti obbligatori, ovvero la previsione di un indennizzo economico in favore degli Stati membri travolti dall’ondata migratoria. Ma altri punti sono decisivi, dal calcolo, cosa inedita ed interessante, di una capacità massima di elaborazione delle richieste di asilo, fino all’identificazione di Paesi Terzi nei quali poter rimpatriare i migranti non aventi diritto. Complessa anche la questione di come approvare il nuovo patto europeo: con un’unanimità praticamente impossibile, potrebbe bastare una maggioranza qualificata. C’è però l’obiezione dei Paesi mediterranei, che chiedono che tale maggioranza sia tale non solo in senso quantitativo, ma anche qualitativo, ossia che comprenda il voto positivo di tutti gli Stati in prima linea, quindi Spagna, Grecia, Cipro, Malta e, soprattutto, Italia. Vedremo come si concluderanno le trattative e se l’accordo si troverà in serata o saranno necessari ulteriori negoziati. Intanto, mentre la discussione procede, con un’Italia capace finalmente di mettere i partner europei di fronte alle reali criticità del fenomeno migratorio per cercare di arrivare a soluzioni efficaci, c’è chi, a sinistra, ne è un esempio l’ex presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, continua a voler vedere un’Italia isolata, mentre i fatti dimostrano il contrario, rifacendosi ad un modello di Europa che sta svanendo, già da tempo nel sentimento popolare ed a breve anche a livello istituzionale.