Il testo passa adesso all’esame del Senato che deve approvarlo entro il 21 giugno
La Camera dei deputati ha approvato il decreto Pa, l’indomani aver confermato la fiducia posta dal governo. I voti a favore sono stati 179, quelli contrari 126. L’iter non s’è concluso oggi: il provvedimento passa adesso all’esame del Senato. Che ha tempo fino al 21 giugno per dare il via libera, convertendo così in legge il testo, che prevede alcune misure, incluse le nuove regole per i concorsi pubblici, le soluzioni per l’inserimento dei giovani nella pubblica amministrazione e la “stretta” sui controlli della Corte dei Conti sugli investimenti del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, peraltro già condotti dalla Commissione europea. La misura ha scatenato le proteste dei partiti che animano l’opposizione e, ovviamente, dei giudici contabili. Che continuano a contestare la norma. Chi ha parlato (e magari continuerà a farlo) di deriva autoritaria però sbaglia, secondo l’esecutivo: «Nessuna deriva autoritaria del Governo riguardo la Corte dei conti: non vi è, infatti, nessuna limitazione dei controlli della magistratura contabile. Ha perfettamente ragione Giorgia Meloni nel sostenere che il nostro Governo, su questo aspetto, si muove in linea con il Governo Draghi», ha commentato il ministro degli Affari Europei, Sud, Coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, pubblicando un post sulle principali piattaforme social, con il quale ha ricordato che «la previsione del controllo concomitante non nasce per il Pnrr (che all’epoca neppure esisteva). Per i fondi del Piano, invece, la disciplina sul controllo della Corte è da rinvenirsi nel DL Draghi n. 77 del 2021».