Kiev e Mosca si accusano a vicenda
Questa notte, un’enorme diga sul fiume Dnipro, nei pressi di Nova Kakhovka, nella regione di Kherson, è stata distrutta da un’esplosione. Distrutta anche la centrale idroelettrica. Difficile stabilire la paternità dell’azione: Kiev e Mosca, che controlla la zona dove si trovava la diga, si sono accusate reciprocamente. «Questo è un atroce crimine di guerra. L’unico modo per fermare la Russia, il più grande terrorista del 21mo secolo, è scacciarla dall’Ucraina», ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. L’acqua, trattenuta dalla diga, si sta riversando ora nelle zone circostanti, allagando decine di paesi, perlopiù sotto il controllo delle autorità ucraine. Che hanno invitato la popolazione locale ad evacuare. Altrettanto non hanno fatto le autorità russe, sostenendo che al momento l’evacuazione non è necessaria. Entrambe le parti hanno qualcosa da perdere dalla distruzione della diga: i russi avranno difficoltà a garantire rifornimenti di acqua ai residenti in Crimea mentre gli ucraini potrebbero veder rallentata la controffensiva, che sarebbe stata indirizzata proprio nelle zone adesso allagate. A rischio anche il regolare funzionamento della centrale nucleare di Zap, che usava l’acqua della diga per raffreddare i reattori, anche se, al momento, l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha assicurato che non c’è un pericolo nucleare immediato.