Tra gli obiettivi anche Kiev

Doppio raid missilistico russo nell’arco di una manciata di ore. Colpita anche Kiev, per la 17 esima volta nell’ultimo mese, all’indomani degli attacchi con droni a Mosca – in giornata ci sono stati anche attacchi a Belgorod, città russa al confine, con diversi feriti e almeno una vittima –, attribuiti dal Cremlino all’Ucraina e definiti dal presidente russo, Vladimir Putin, come atti «terroristici». Sull’esito degli attacchi russi, le versioni differiscono, come di consueto accade in una guerra: Kiev sostiene di aver neutralizzato tutti i missili – 11 Iskander-M e Iskander-K –, Mosca rivendica invece di aver «spazzato via aeroporti militari», posti di comando e depositi di armi e munizioni. Di terrorismo, commentando gli attacchi con i droni nella capitale russa, ha parlato anche il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, accusando il Regno Unito di fomentare Kiev. In particolare, alla Russia non sono “piaciute” le dichiarazioni del ministro degli Esteri britannico, James Cleverly, secondo il quale l’Ucraina ha «il legittimo diritto» a «difendersi» dalla Russia anche «proiettando la propria forza» oltre i suoi confini (un sostegno in questo senso invece non è arrivato dagli Stati Uniti, che non supportano né privatamente né pubblicamente attacchi ucraini sul suolo russo). Più duro il commento del vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca, Dmitry Medvedev, su Twitter: «Stando così le cose, ciascuno dei suoi funzionari pubblici (militari o civili, facilitatori della guerra)» britannici «può essere considerato come un obiettivo militare legittimo».