«In modo che ci sia un equilibrio, un governo che dura a lungo al centro e poi una autonomia amministrativa»

«Noi non abbiamo pregiudizi ma mi pare si vada verso una proposta di elezione diretta del presidente del consiglio in modo che ci sia un equilibrio, un governo che dura a lungo al centro e poi una autonomia amministrativa». Così il ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio, Antonio Tajani, ha replicato ai cronisti che gli chiedevano un commento sulla riforma costituzionale, tra i punti più ambiziosi del programma di governo. Che, ricordiamo, ha avviato nelle scorse settimane un confronto con tutte le forze politiche, incluse quelle che animano l’opposizione. Il coinvolgimento di tutti i partiti presenti in Parlamento era stato preteso dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per scrivere una riforma che goda del più ampio consenso possibile. Oltre alla riforma costituzionale, l’esecutivo sta lavorando anche all’autonomia differenziata, un tema particolarmente caro alla Lega: «Credo si debba andare avanti procedendo di pari passo», ha detto Tajani, confermando che per il governo entrambi i temi hanno uguale priorità. Il ministro degli Esteri è intervenuto poi sul confronto in corso tra l’esecutivo e la Corte dei Conti sui controlli sugli investimenti del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che, secondo il governo, non spetterebbero ai magistrati contabili, che negli ultimi mesi hanno pubblicato alcune analisi sui capitoli di spesa del Pnrr, ma alla Commissione europea. In Italia c’è «il potere legislativo, esecutivo e giudiziario: quando uno invade il territorio dell’altro c’è qualcosa che non funziona», ha osservato il vice premier, replicando ad una domanda dei giornalisti. Per Tajani, la Corte dei Conti «deve applicarsi nella giustizia contabile, deve giudicare dopo non deve dare un parere preventivo», «non tocca ai giudici fare le proposte». La magistratura «deve esercitare il potere giudiziario non il potere politico. Io – ha quindi concluso – preferisco sempre i giudici che lavorano nel silenzio e applicano la legge».