di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Al termine di un evento che per l’Ugl è stato importante e molto ben riuscito, con tante persone interessate alle nostre pubblicazioni, ovvero la partecipazione, per la prima volta, di Edizioni Sindacali al Salone del Libro di Torino, è avvenuto qualcosa di estremamente sgradevole che va denunciato. Nella notte successiva alla conclusione della kermesse, prima che ognuno provvedesse a disinstallare la propria postazione, ignoti hanno danneggiato il nostro stand, distruggendo materiale informativo, suppellettili e uno schermo tv. Eppure non risultano intrusioni. Ora, dopo la nostra denuncia, l’auspicio è che le indagini portino ad individuare e sanzionare gli autori di questo gesto. Un atto vile e ingiustificabile, un affronto al nostro lavoro, ma anche un attacco alla cultura, all’informazione, al sindacato e al progresso sociale del Paese. Un gesto mirato, dato che il nostro è stato l’unico stand danneggiato, un attacco, quindi, di natura politica. Forse per il nostro essere, orgogliosamente, “l’altro sindacato”, per la nostra identità forte, apartitica, ma non certo apolitica ed orientata a destra sulle orme del sindacalismo nazionale, forse per la presenza come nostro ospite dell’intellettuale francese Alain De Benoist, con la presentazione del suo libro su “Edouard Berth e il sindacalismo rivoluzionario”. Queste le nostre supposizioni, data l’unicità dell’attacco, indirizzato esclusivamente verso di noi, e anche data la presenza al Salone di un clima di tensione creato da pochi, ma molto rumorosi intolleranti, fin troppo giustificati da una certa politica e dai media di sinistra. Basti pensare alle contestazioni violente contro il ministro per la Famiglia Roccella, che le hanno impedito di parlare e di presentare un libro, peraltro autobiografico sulla propria famiglia, neanche quindi sulle polemiche politiche di questi giorni. Una situazione che si sta facendo preoccupante e pericolosa, non solo per la presenza di gruppi di facinorosi, ma anche e soprattutto per un’eccessiva tolleranza nei loro confronti. Troppo poche, infatti, le dichiarazioni di solidarietà nei confronti del ministro e del nostro sindacato, oggetto di un inaudito attacco in un luogo che dovrebbe essere sicuro, oltre che, per sua stessa natura, di libero scambio di idee. Un’intolleranza contro tutto ciò che è riconducibile al mondo conservatore che sta prendendo piede a danno del fondamento stesso della democrazia, ovvero la convivenza con chi la pensa diversamente, sulla base di regole e valori di base comuni. Un atteggiamento che ora, con la destra al governo, sembra ancora più radicale e stizzito per la mancata accettazione del responso delle urne. Servirebbe maggiore unità da parte di tutti gli attori pubblici per non permettere che la violenza prenda il sopravvento e per sostenere, al contrario, il rispetto reciproco come pilastro della nostra società.